Scontro sullo sciopero del commercio in Fvg
TRIESTE. Domani la grande distribuzione potrebbe fermarsi. Ben 12 mila lavoratori delle catene alimentari minacciano un mega sciopero in tutto il Friuli Venezia Giulia. L’annuncio è arrivato ieri nel tardo pomeriggio con doppio comunicato congiunto firmato dai sindacati di categoria Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs che lanciano anche un appello ai cittadini: «Astenetevi dalla spesa». Le tre sigle domandano il rinnovo del contratto nazionale, scaduto da due anni. E quindi un aumento salariale medio di 85 euro lordi mensili che comprenda anche il biennio 2014-2015. A ciò si aggiunge «il rifiuto di una flessibilità a senso unico, solo a vantaggio delle aziende, ma anche il riconoscimento degli straordinari e del lavoro festivo». Gli straordinari «non possono essere un obbligo ma devono trovare un’adeguata regolamentazione nel contratto, oltre che nella legislazione, per porre un freno a una deregulation che non ha arginato il calo dei consumi ma soltanto peggiorato le condizioni di lavoro», l’accusa delle parti sociali. Richieste sottoscritte dai dipendenti della grande distribuzione organizzata, delle cooperative di consumo e delle aziende del commercio aderenti a Confesercenti.
Facendo i conti sono complessivamente 12 mila persone. C’è uno slogan, “Fuori tutti”, pensato per sbloccare la difficile vertenza sul rinnovo del contratto nazionale. Rinnovo che è stato firmato nella scorsa primavera da Confcommercio, ma non da Federdistribuzione, dalle Coop di consumo e da Confesercenti. Quella di sabato è solo la prima tappa di una mobilitazione che prevede, in mancanza di sbocchi positivi, una seconda giornata di stop programmata per il 19 dicembre. È l’ultimo sabato prima di Natale. Le forze sindacali non si attendono solo un'adesione in massa alla protesta, ma anche la partecipazione ai presìdi indetti per domani in mattinata. I principali si terranno al centro commerciale Torri d’Europa di Trieste, al Tiare di Villesse, all’Emisfero di Monfalcone, al Città Fiera di Torreano di Martignacco (Udine), all’Ipercoop Meduna, all’Emisfero e all’Interspar di Pordenone.
Una mobilitazione che si starebbe scontrando, in sottotraccia, con il pressing di alcune catene, comprese le cooperative – stando alla denuncia delle tre sigle – «che stanno cercando di dissuadere i propri dipendenti dall’effettuare lo sciopero». Le trattative messe in piedi finora si sono arenate su una serie di richieste che i sindacati giudicano irricevibili. «Federdistribuzione, Cooperative e Confesercenti – è l’accusa – volevano tagliare salari e diritti ed avere ancor di più mano libera sull’organizzazione del lavoro, chiedendo maggiore flessibilità. Lo sciopero vuole spingere per la ripresa di un negoziato su basi equilibrate e dignitose». In attesa delle adesioni di domani, Filcams-Cgil, Fisascat-Cisl e Uiltucs guardano con fiducia alla partecipazione alle assemblee che si sono tenute ad oggi. «Ciò dimostra che tra le lavoratrici e i lavoratori c’è una radicata consapevolezza di quanto significhino per loro le richieste in campo», è l’appunto. «Le pressioni che sono state fatte nei loro confronti da parte delle aziende evidenziano invece la debolezza delle posizioni delle nostre controparti – insistono i sindacati di categoria – la cui aggressività inasprisce il clima». Il dito è puntato anche sul mondo delle cooperative. «Oltre ad avanzare richieste che rischiano di annullare anni di buona e diversa contrattazione – rincarano le parti sociali – assumono atteggiamenti padronali che mal si conciliano con la loro storia. IL 7 (domani, ndr) si sciopera per il contratto nazionale, contro l’attacco ai diritti ed al salario. È la mobilitazione di un settore, ma nei confronti della quale chiediamo la solidarietà dei lavoratori delle altre categorie e dei pensionati , solidarietà che si può manifestare anche con l’astenersi dalla spesa».
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