Scontro sulla marcia dei Legionari
RONCHI DEI LEGIONARI. Cerimonia con polemica. Si svolge lunedì 12 settembre, a Ronchi dei Legionari, la commemorazione del 97° anniversario dell’impresa su Fiume che, il 12 settembre del 1919, vide protagonisti i legionari guidati dal poeta soldato Gabriele D’Annunzio. Una manifestazione, ancora una volta, accompagnata dalle schermaglie. L’Anpi, infatti, chiede all’amministrazione comunale di non prendere parte in modo ufficiale alla manifestazione che, come alcuni anni fa, si preannuncia calda e “blindata” dalle forze dell’ordine.
La cerimonia, alle 18 al monumento accanto al cimitero civile, è organizzata dalla Lega Nazionale di Trieste, sezione di Fiume, che s’avvale in loco della collaborazione del comitato per la valorizzazione storico-letteraria di Gabriele D’Annunzio. Sarà presente la banda dell’Associazione nazionale Venezia Giulia e Dalmazia e sono previsti il saluto di un rappresentante del libero Comune di Fiume in esilio e la posa di una corona d’alloro.
L’associazione dei partigiani esprime molte considerazioni in merito alla celebrazione ordierna. «Partiamo dalle parole di Bacicchi – si legge in una nota - quando disse che l’impresa fiumana di D’Annunzio e dei suoi Legionari fu un nocivo attacco a un debole regime liberaldemocratico e una marcia lungo una strada che portò non solo alla periferica Fiume, ma fu propedeutica a quella fascista su Roma». Secondo l’Anpi i valori, che giustamente onorano il gonfalone della città e la storia della sua gente, non si possono confondere con la storia politica di D’Annunzio e dei suoi Legionari che tali valori contrastano.
«Il 12 settembre – aggiungono - l’unica cosa che vi è da onorare e rispettare è l’inizio della battaglia partigiana di Gorizia. Il monumento a D’Annunzio, come emerso da alcune ricerche di storici locali, in ricordo di un’impresa nel senso di marcia militare, ove tra olio di ricino, manganelli, violenze e razzismi, tra croati definiti come schiaveria barbarica, scimmie e mandrie di porci, è stato realizzato, su un terreno privato concesso da coniugi triestini per lire una, progettato nella sua parte finale da un architetto che risultò essere tra i fondatori del sindacato fascista degli architetti».
Esso, poi, non è stato voluto sul territorio ronchese con una delibera del consiglio comunale del 12 luglio 1960. L’impresa, sottolineva lo stesso documento, sul piano storico, come ormai riconosciuto da tutta la storiografia non china a interessi di parte, anticipa sul piano politico, ideale nonché organizzativo il movimento fascista. «Tenuto che nel momento presente e la cerimonia che lo inaugurerebbe – si legge nella delibera di quegli anni - si risolverebbe di quei precedenti e costituirebbe indubbiamente cattivo contributo a una serena interpretazione storica della quale più che mai si deve sentire la responsabilità di fronte alle nuove generazioni in vista dell’impegnativa edificazione di rapporti politici basati sul rispetto reciproco e sulla specifica collaborazione internazionale secondo la lettura e lo spirito della Costituzione». Per questi motivi l’Anpi chiede che nessuno vada a rappresentare il Comune a questa celebrazione «e soprattutto che nessuno ci vada con la fascia tricolore, per rispetto dei valori antifascisti, e della medaglia d’argento al valor militare per attività partigiana concessa alla città». Era l’alba del 12 settembre 1919 quando i legionari, capeggiati da Gabriele D’Annunzio, partirono da Ronchi dei Legionari alla volta di Fiume. Nel 1960 fu eretto il monumento progettato dal professor Vincenzo Fasolo, ordinario dell’Università di Roma.
@luca_perrino
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