Scontro su A2A, ora si punta alla revisione
MONFALCONE Ora che le carte sono in tavola partono le grandi manovre nell’ordine per: a) distendere il clima attorno alla centrale (ma c’è già chi organizza contro-manifestazioni), invitando i cittadini a un’univoca lotta, quella contro il carbone; b) esercitare il pressing su Roma per ottenere una revisione dell’autorizzazione in essere, operazione a oggi dagli esiti imperscrutabili. Va letta dunque in queste due chiavi l’iniziativa pubblica, in data ancora da definirsi, che Comune, Provincia e Regione hanno intendimento di allestire la settimana prossima al Kinemax. Gli enti parlano di apertura di «vertenza» con fine ultimo il «no al carbone». Termine che fa intuire un braccio di ferro tra le pubbliche amministrazioni e l’azienda A2A, che ieri con estrema tranquillità ha inteso non rilasciare dichiarazioni.
E del resto, la “bombetta” esplosa la scorsa settimana, quando appunto le carte sono finalmente calate in tavola, ha creato un certo imbarazzo politico. Carte a dirla tutta datate, visto che la proroga dell’Aia-Autorizzazione integrale ambientale è in realtà avvenuta già nel 2014, a partire da quando fu pubblicato sulla Gazzetta ufficiale un decreto legislativo (numero 46 del 4 marzo) il cui effetto, applicato al caso della centrale termoelettrica A2a, è oggi l’estensione di altri 8 anni dal 2017 dell’attività in essere, purchè ovviamente nel rispetto dei limiti di legge, cosa certificata dall’azienda. Tradotto: nessuna scadenza o “esame” per l’impianto termoelettrico l’anno prossimo, come ampiamente sostenuto da tutti fino a qualche giorno fa, quando c’è stata la “doccia fredda”, ovvero la notizia che la centrale potrà continuare a lavorare secondo l’attuale regime fino al 2025, anche se ha già da tempo annunciato di voler andare verso una lenta decarbonizzazione, visti anche gli investimenti da 25 milioni di euro. Di qui la reazione dell’assessore regionale Sara Vito, che ha promesso di non darsi per vinta, insistendo sulla necessità di dismettere il carbone il prima possibile.
Fa specie però che la proroga abbia destato tutto questo scompiglio, visto che solitamente tutta la documentazione inerente autorizzazioni di competenza del Ministero per l’Ambiente vengono pubblicate, nella massima trasparenza, on-line sul sito ufficiale e per alcune parti viene anche inviata via pec all’ente locale di riferimento. Insomma, informazioni non difficilmente reperibili e certo non secretate, anzi.
Ora comunque scatta il secondo passo: la «chiamata a raccolta dei residenti del mandamento». Perché comunque per i tre enti, «quella del rinnovo dell’Aia fino al 2025 è una partita ancora aperta, che si combatterà sul piano politico chiamando i cittadini a partecipare a una manifestazione pubblica per dire “No al carbone” e coinvolgendo il Ministero dell’Ambiente (sempre Vito ha chiesto un incontro a Roma, ndr)». A oggi, va precisato, la proroga rappresenta quasi un automatismo alla luce del decreto 46, il quale in sistesi stabilisce che se un impianto risulta in regola con le emissioni, adotta particolari accorgimenti, le migliori tecnologie disponibili ed è certificato Iso14001, nonché registrato Emas, allora le scadenze dell’Aia vengono prorogate di 16 anni dalla data dell’iniziale rilascio, nel nostro caso il 2009.
Ciononostante Regione, Provincia e Comune intendono valutare «una revisione dell’Aia», che sarebbe però appena avvenuta. Circostanza già richiesta e lo rammenta sia il sindaco Silvia Altran sia il presidente della Provincia Enrico Gherghetta, ma senza esito: «Il discorso si sarebbe dovuto riaprire nel 2017, con la richiesta di una nuova Aia. Se ciò non sarà più valido perché la proroga è automatica, allora chiediamo sia fatta la revisione dell’Aia esistente». «Una centrale termoelettrica - concludono Gherghetta, Altran e Vito - non può essere trattata come una caldaia domestica: la caldaia la dobbiamo revisionare ogni due anni, mentre una centrale può proseguire all’infinito? È paradossale».
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