Scontro Inail-aziende su premi e rimborsi

Premi assicurativi all’Inail e istanze di rimborso, scoppia il caso con la diatriba tra diverse aziende e operatori dell’Isontino e di Monfalcone e l’Inail di Trieste. «Se l’azienda versa meno del dovuto l’Inail insorge, chiede di reintegrare la cifra e poi scatena controlli, ispezioni e kulte - accusano gli imprenditori - se invece l’azienda sbaglia in eccesso e versa di più del dovuto, l’Inail non restituisce la somma. Un fenomeno frequente tra le imprese che spesso perseverano per anni inconsapevoli del danno che si autoinfliggono». Una situazione complessa, molto burocratica, quasi kafkiana, esplosa in diverse aziende del territorio che si sono rivolte pure a Confindustria Venezia Giulia che si è mobilitata e ha inviato una lettera al direttore regionale dell’Inail Fabio Lo Faro. E proprio da quest’ultimo giunge anche la spiegazione “tecnica” di questa situazione con precise indicazioni in cui si rammenta che in realtà se ci sono degli sbagli «ci sono delle compensazioni» che possono essere fatte l’anno seguente quando si deve pagare il premio assicurativo in anticipo. E comunque l’Inail, precisa una nota «tratta le istanze di rimborso nel rispetto delle disposizioni di legge, dopo aver effettuato i necessari controlli amministrativi, a seguito dei quali vengono effettuati rimborsi di eccedenze versate ogni qualvolta ne ricorrano i presupposti normativi». Il problema è che mentre da un lato le stesse aziende invocano, per ottenere giustizia, il Codice civile, l’Inail fa presente che nel suo caso ci sono delle «leggi speciali». Il problema è che l’Inail è come un’assicurazione alla quale i datori di lavoro sono obbligati a sottostare per assicurare i dipendenti contro gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali. Ma non funziona come assicurazione privata perchè è “pubblica”. Ogni anno, entro il 16 di febbraio il datore di lavoro attraverso un complicato calcolo (bisogna considerare il numero dei dipendenti, le ore lavorate, le retribuzioni dell’anno precedente, i rischi delle lavorazioni che vengono effettuate e altro) che tecnicamente si chiama “autoliquidazione”, determina il premio da pagare. Entro il 28 febbraio poi si deve presentare la dichiarazione telematica delle retribuzioni. Poi il premio può essere pagato in quattro rate trimestrali, la prima entro il 16 febbraio. La denuncia delle aziende? «Succede, con frequenza non marginale - spiegano - che a fronte di un’erronea comunicazione da parte del datore di lavoro (la più comune quando si dichiarano in aticipo più lavoratori di quanti mpoi vengono utilizzati realmente), lo stesso datore sia sottoposto al pagamento di un premio superiore al dovuto e oggettivamente indebito». L’errore più frequente è chiamata "regolazione passiva”. E qui le imprese invocano il codice civile. In base a questo «colui che ha fatto un pagamento totalmente o parzialmente non dovuto «ha diritto a ripetere (essere rimborsato) ciò che ha pagato». Le imprese banalizzano per rendere l’idea: «Talvolta succede che si paghi come se si avesse dieci auto e invece ce ne sono 5». Secondo le imprese e gli operatori il rimborso non avviene e «considerando gli ostacoli posti da Inail, rimane solo la strada del ricorso in giudizio». Spesso molti, considerato il “calvario” della giustizia rinunciano e perdono i soldi. Una questione messa in rilievo da Confindustria Venezia Giulia all’Inail che spiega che si tratta spesso di premi corrisposti totalmente o parzialmente in eccesso negli anni passati. «Casi - aggiunge Confindustria - di fronte ai quali c’è il rigetto delle istanze di rimborso ricondotto all’errore da parte dell’azienda». E non c’è solo questo, le imprese denunciano anche pressioni e controlli dell’Inail talvolta «eccessivi» e multe salate in caso di errori. Cosa che non avviene al contrario (se l’azienda sbagliando paga di più).
Lo stesso Inail però risponde e spiega (la questione è molto tecnica ed è tecnica anche la risposta) che «i crediti derivanti dall’autoliquidazione dei premi vengono usualmente utilizzati dalle ditte a comensazione degli importi a debito». Come dire che se si è pagato di più lo scorso anno ci si regola e si paga di meno il successivo compensando le cifre. Le cifre, spiega l’Inail vengono restituite in caso di chiusura dell’azienda. Poi «nel dettaglio» il diritto al «rimborso» dei premi pagati in eccedenza viene comunque «vagliato alla luce della normativa generale e delle disposizioni speciali» dettate da appositi articoli che parlano delle «modalità di applicazione della tariffa». Si può chiedere rettifica del premio, si avrà un «rimborso dei premi eventualmente pagati in eccesso» insiste l’Inail, ma comunque tutto si ricalcola compensando con i «futuri premi assicurativi». Una questione complicata e non affatto chiusa: l’Inail in ogni caso si è detta «disponibile ad approfondire con le associazioni di categoria e le aziende nell’ottica della trasparenza».
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