Scontro in contromano: era ubriaco alla guida
TRIESTE Prima della tragedia Josif Jitariu Celestin ha bevuto. Poi ha avviato il motore e si è messo alla guida della sua Golf. Ha imboccato il raccordo di Valmaura dalla parte sbagliata partendo in contromano a tutta velocità sulla Grande viabilità di Trieste. Non si è accorto nemmeno della pattuglia della Guardia di finanza che, avendolo visto sfrecciare in direzione errata, ha tentato di avvisarlo e stopparlo. Si è fermato solo quando si è schiantato contro la Nissan che aveva cinque amici a bordo. Sono le ultime novità emerse sul terribile schianto di domenica notte costato la vita al trentacinquenne Luca Sussich e alla trentaseienne Valentina Gherlanz.
Il tasso alcolemico Il valore dell’alcolemia accertato al momento del ricovero e riportato nella cartella clinica del conducente della Golf, un trentatreenne rumeno che si trova ancora all’ospedale, supera infatti i 3 milligrammi per litro di sangue. Sei volte il limite di legge. Va chiarito che quel valore non è ancora il valore ufficiale dell’alcolemia che sarà comunicato dalla direzione sanitaria dell’ospedale alla polizia stradale che, a sua volta, lo trasmetterà al pm Lucia Baldovin. Il magistrato, come prevede il codice, ha infatti bisogno di una conferma ufficiale per poter accusare il conducente della Golf, già indagato per duplice omicidio stradale, di guida in stato di ebbrezza. Un’aggravante che, in linea teorica, potrebbe portare a una condanna addirittura di 18 anni.
I limiti di legge «Stato confusionale, coma, pericolo di morte». Le tabelle mediche, nel descrivere quelli che possono essere gli effetti di un valore di 3 milligrammi di alcol per litro di sangue, usano termini pesantissimi. E traducono: un uomo adulto di peso medio, per raggiungere quel valore, deve bere almeno quattro o cinque birre o altrettanti bicchieri di vino e, in aggiunta, un paio di grappe.
L’avvertimento Se il valore dell’alcolemia riportato nella cartella sarà confermato, gli investigatori potranno avere anche una spiegazione seppur indiretta dei motivi per cui Josif Jitariu Celestin ha ignorato la paletta alzata della Guardia di finanza pochi istanti prima dello schianto. È successo infatti che l’automobilista, mentre stava sfrecciando in contromano lungo la Grande viabilità, è stato avvistato da una pattuglia della Finanza che proprio in quel momento stava passando di là. Il conducente ha subito arrestato la marcia attivando i lampeggianti e, dal finestrino, ha estratto la paletta cercando di attirare l’attenzione del guidatore della Golf per indurlo a fermarsi. Non c’è stato nulla da fare.
La vettura condotta da Josif Jitariu Celestin ha proseguito la folle corsa contromano alla velocità stimata di cento chilometri all’ora. E, circa un chilometro dopo essere stata avvistata dalla Finanza, è finita come un siluro contro la Nissan con i cinque giovani a bordo. A perdere la vita sono stati il conducente Luca e Valentina, che si trovava sul sedile posteriore, mentre gli altri tre passeggeri sono rimasti feriti. Ilaria Pecchiar, la fidanzata diciottenne di Luca, è già stata dimessa. I fratelli Vittorio e Lorenzo Calafato, 36 e 32 anni, sono ricoverati l’uno in Rianimazione e l’altro in Medicina d’urgenza.
L’interrogatorio In ospedale rimane anche Josif Jitariu Celestin: è ricoverato in Rianimazione ma le sue condizioni, come si apprende, stanno migliorando sensibilmente. Nei prossimi giorni, non appena sarà possibile, sarà interrogato dagli inquirenti.
Il nodo del raccordo Nel frattempo non si placa il dibattito sulla rampa di Valmaura che, nonostante la segnaletica «regolare», come rivendicato dall’Anas, ha già causato indirettamente una decina di incidenti in quanto altrettanti automobilisti hanno sbagliato ad imboccarla. La Regione, con l’assessore alle Infrastrutture Maria Grazia Santoro, non si tira indietro: «La proprietà è dell’Anas - premette - ma, dopo quello che è successo, metteremo a disposizione i nostri uffici per capire se sia possibile, nel rispetto del Codice della strada, effettuare un intervento nell’ottica della sicurezza. Mi rendo conto della necessità». Santoro ci tiene ad aggiungere: «Siamo vicini ai familiari delle vittime».
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