Scontro frontale fra i tram a Trieste, il pm chiede due condanne
TRIESTE. Il pubblico ministero Matteo Tripani ha chiesto la condanna a 1 anno e 4 mesi di reclusione per i due autisti della Trieste Trasporti a processo per il clamoroso frontale fra i due tram di Opicina avvenuto il 16 agosto 2016.
Gli imputati per «disastro colposo», questa l’accusa, sono Fulvio Zetto (difeso dagli avvocati William Crivellari e Elisabetta Burla) e Stefano Schivi (avvocato Andrea Valanzano). Si tratta dei conducenti alle guida delle vetture entrate in collisione. È da quel giorno che la linea tranviaria non è attiva.
Nell’udienza di giovedì 6 maggio era attesa la discussione delle parti (pm e arringhe difensive); per le repliche – e forse anche la sentenza – se ne riparla il 17 giugno, come ha stabilito il collegio giudicante presieduto dal giudice Piervalerio Reinotti (a latere i giudici Marco Casavecchia e Camillo Poillucci).
Il pm Tripani ha passato in rassegna l’intera dinamica del sinistro. Nelle fasi che hanno preceduto l’incidente, come emerso durante l’indagine, erano in corsa quattro carrozze: la 402, condotta da Daniel Marchi, la 406 da Rodolfo Purich, la 405 da Stefano Schivi e, infine, la 404 manovrata da Fulvio Zetto.
Ma la 404 non era una vettura di linea, bensì di “prova”: il tram era uscito dal deposito per testare la tenuta di un cuscinetto di uno degli assi. Abitualmente sono solo tre, infatti, i mezzi in servizio che fanno la spola tra Trieste e Opicina.
La quarta dunque quel giorno è un’eccezione. Lo scontro avviene nelle vicinanze della curva di Conconello: la 405 di Schivi, che viaggia in direzione di Opicina, sosta alla fermata, attende l’incrocio con la 406 guidata da Purich che sta andando verso piazza Oberdan (è la fase del normale scambio con il convoglio in discesa) e la lascia passare.
Ma la 406 è seguita a distanza dalla 404 che va in direzione del centro città. La presenza di questa vettura crea un fraintendimento nella comunicazione tra operatori. A scambio avvenuto, infatti, la 405 riparte per continuare la strada verso Opicina, ma sulla prima curva dopo Conconello si trova improvvisamente di fronte la 404 (la carrozza di prova) che sta scendendo a Trieste. Lo scontro è inevitabile.
Nel corso del processo è stato analizzato tutto: comunicazioni radio, segnaletica, semafori, dispositivi di sicurezza e velocità. Sono stati ingaggiati periti e sentiti testimoni.
In una delle ultime udienze l’ingegner Giuseppe Monfreda, esperto di sinistri ferroviari e consulente tecnico dell’avvocato Crivellari (difensore di Zetto), aveva affermato che il sistema di comunicazione tra il centro radio e i tram in linea non utilizzava un linguaggio codificato.
Il pm, dal canto suo, contesta a Zetto di essere transitato con le lanterne (dispositivi segnaletici simili ai semafori) rosse. Stesso discorso per Schivi.
L’avvocato Crivellari, sulla base della perizia preparata dal suo consulente (l’ingegner Monfreda) e ampiamente dibattuta in aula, ha chiarito la posizione del proprio assistito, Zetto, in merito alla dinamica del sinistro: «Al momento del passaggio davanti alla prima lanterna – ha osservato il legale – la stessa era ancora spenta».
Schivi sostiene invece di non aver mai sentito la comunicazione del centro radio che avvisava della presenza della quarta vettura sulla linea. E che, proprio perché in curva, non avrebbe avuto la prontezza di frenare in tempo non appena avvistata la 404.
I difensori (Crivellari e Burla per Zetto, Valanzano per Schivi) hanno chiesto l’assoluzione per i propri assistiti. La Trieste Trasporti, costituita parte civile e difesa in tutto il processo dall’avvocato Giorgio Borean, ha chiesto il risarcimento danni a carico dei due imputati in caso di condanna. Danni comunque da quantificare in sede civile. —
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