Sconto da 350 milioni sul patto fiscale
La Regione strappa lo sconto a Roma. Il patto Tondo-Tremonti dell’ottobre 2010, definito ripetutamente «scellerato» dal centrosinistra, viene ridefinito con un peso inferiore per le casse regionali pari a 350 milioni di euro dal 2015 al 2017. Il documento sottoscritto ieri a Palazzo Chigi prevede infatti che nel prossimo triennio il Fvg riconosca allo Stato 760 milioni anziché i previsti 1.110. Non solo. La Regione conquista anche nuovi spazi finanziari (320 milioni di euro, 80 all’anno per quattro anni) e si vede riconoscere 155 milioni di spettanze pregresse. Complessivamente, anche si tratta di voci non omogenee, una partita da 825 milioni. Per Debora Serracchiani è una vittoria di legislatura. «Una bella pagina per la specialità e l’autonomia - commenta -, di cui sono orgogliosa, oltre che un risultato importante per tutti i cittadini dato che gli impegni del Tondo-Tremonti erano troppo gravosi. Anche alla luce delle condizioni della nostra economia, quelle clausole andavano riviste».
«Confido si possa portare a casa un buon risultato, rivedendo la nostra situazione debitoria e conquistando nuovi spazi finanziari», aveva detto la presidente in un’intervista al Piccolo domenica scorsa. Le sue parole hanno trovato puntuale riscontro nel vertice di ieri con il ministro delle Finanze Pier Carlo Padoan e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio dei ministri Graziano Delrio, presenti anche il ministro degli Affari regionali Maria Carmela Lanzetta, il sottosegretario Gianclaudio Bressa e l'assessore alle Finanze Fvg Francesco Peroni.
Il primo concreto successo è sulla questione chiave dei 370 milioni di euro all’anno che nel 2010 la Regione si era detta disposta a versare annualmente a Roma come quota di perequazione per il federalismo fiscale. Una riforma, però, mai decollata. Peroni, non a caso, rileva che il “nuovo” contributo dal Fvg allo Stato «non è più finalizzato all’attuazione del federalismo fiscale, perché non portato a compimento, ma al risanamento della finanza pubblica». Cambia dunque la motivazione ma, quel che più conta per il Fvg, cambiano anche le cifre: la riduzione è pari al 30%. È l’articolo 2 (ce ne sono 8, la giunta li illustrerà oggi a Udine) dell’intesa a superare di fatto il Tondo-Tremonti del 2010 riducendo in maniera sensibile l’assegno da versare a Roma. Anziché i 370 milioni all’anno (cui venivano sottratti gli arretrati sulla compartecipazione delle pensioni, 910 milioni di euro spalmati su 20 anni), il patto Serracchiani-Padoan prevede una quota di 260 milioni nel 2015 e di 250 milioni sia nel 2016 che nel 2017, con un saldo netto, a vantaggio della Regione, di 350 milioni. Nel documento sono poi previsti nuovi spazi finanziari - 80 milioni all’anno per un quadriennio - e altri 155 milioni, frutto del riconoscimento di spettanze pregresse, relative a gettito Irpef, rimborso canoni demaniali, accise energia elettrica e carburante. Tutto questo confermando gli arretrati della compartecipazione sulle pensioni: l’aggiornamento del debito dello Stato su questo capitolo è di 650 milioni di euro.
Esulta Antonella Grim, segretaria del Pd Fvg: «Siamo finalmente usciti dalla morsa di un accordo scellerato: ecco cosa significa andare a Roma e trattare con il governo con competenza e autorevolezza. Per la regione è una splendida notizia, ma anche una lezione per quanti ci hanno riempito le orecchie con noiosissime e inutili critiche sul doppio ruolo della presidente». Sulla stessa linea il capogruppo Pd in Consiglio, Cristiano Shaurli. «Il risultato raggiunto con il governo è un diretto vantaggio a favore dei cittadini, che supera un patto che, a causa della debolezza politica di allora, aveva eccessivamente penalizzato la nostra Regione. Chissà conclude - se questo straordinario traguardo sarà riconosciuto anche dai critici».
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