«Sconcertato da Tajani e Salvini. Così le lancette tornano indietro»

L’ex sottosegretario di Stato e ministro di Berlusconi Carlo Giovanardi: «Per il prossimo Giorno del Ricordo pregherei tutti di tacere o studiare» 
Carlo Giovanardi (NCD), il relatore del dl droghe per la Commissione Giustizia, in Aula del Senato, Roma, 14 maggio 2014. ANSA / ALESSANDRO DI MEO
Carlo Giovanardi (NCD), il relatore del dl droghe per la Commissione Giustizia, in Aula del Senato, Roma, 14 maggio 2014. ANSA / ALESSANDRO DI MEO

TRIESte «Oggi che Fiume è finalmente una città europea, si tira di nuovo fuori il demone del nazionalismo. Si getta benzina sul fuoco. Piantatela, pensate a ricostruire». Lo afferma Carlo Giovanardi, democristiano di lungo corso, già sottosegretario di Stato e ministro nei governi Berlusconi, ora membro di Idea, popolo e libertà: «Mi occupo da 30 anni del confine orientale. Chi, come me, è impegnato nel superamento di quelle vicende è sorpreso: da Scoccimarro, Tajani e tutti coloro che nel Giorno del Ricordo hanno tentato di riportare indietro le lancette di 70 anni».

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Come valuta le dichiarazioni di Salvini e Tajani?

Se il presidente del Parlamento europeo fosse sloveno e avesse detto che Trieste è slovena, come avremmo reagito? Almeno si è scusato. Sconcertante il paragone di Salvini tra Auschwitz e le foibe: serve solo a rinfocolare le divisioni. È stato chiesto ai governi di oltreconfine di scusarsi: ma di cosa? A doversi scusare sono comunisti e fascisti, non sloveni e croati. In vista del prossimo Giorno del ricordo, pregherei tutti o di tacere o di studiare.

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C’è stata una dimensione etnica nelle vicende del confine orientale?

La convivenza secolare dei popoli è fatta saltare dai nazifascisti. Tra il 1941 e il ’43, ad esempio, il 10% della popolazione slovena è stato fucilato o deportato. Poi anche il comunismo titino ne ha combinate di tutti i colori. Mattarella ha parlato benissimo, perché ha sottolineato che gli italiani hanno pagato per essere italiani. So che fine hanno fatto, a Rovigno, i partigiani italiani comunisti che rivendicavano la loro italianità. Ma non è che verso cetnici o ustascia Tito ci sia andato leggero. Quando avevo 20 anni ho viaggiato per tutta la Jugoslavia: mai avrei immaginato quel che sarebbe successo dopo. Ho amici a Zara: ho visto i kalashnikov, le persone ammazzarsi dopo essere stati vicini di casa per 30 anni. Il nazionalismo e il dato etnico, quando messi in moto, sono meccanismi infernali. Non ricadiamo negli errori della storia. Chi fa l’incendiario finisce in tv, chi lavora per la pace...

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Sono un grande amico sia degli esuli sia dei rimasti. Il terrore è che Fiume, capitale europea della cultura 2020, invece che di ricostruzione diventi occasione polemica. Magari a opera di CasaPound o chi per loro. La spirale va fermata subito. Per le terre che hanno visto convivere per secoli italiani, ungheresi, sloveni, croati». —


 

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