Scommessa Timavo: patrimonio dell’Umanità
TRIESTE. Udine, Pordenone, la vicina Slovenia. Tutti possiedono un sito, naturale o culturale, riconosciuto ufficialmente come Patrimonio dell’Umanità da parte dell’Unesco, l’organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura. E Trieste? Il capoluogo giuliano rimane ancora a mani vuote. Eppure un progetto è già pronto. Da tempo. Ora, dopo la recente nomina della vicina città slovena di Idria, l’argomento è tornato d’attualità. A rinvangare idee mai abbandonate è Alessio Fabbricatore, direttore della Grotta Gigante, che svela: «Siamo pronti a creare un sito transfrontaliero incentrato sul fiume Timavo, ma ci manca l’appoggio politico locale».
Il fiume
Nasce in Croazia sul Monte Dletvo, nella Val Malacca, per inabissarsi nelle Grotte di San Canziano in Slovenia, scorrere nelle viscere del Carso sloveno e italiano per quasi quaranta chilometri e poi riaffiorare nel territorio di Duino Aurisina sfociando in mare nella frazione di San Giovanni di Duino. Chiamato Timavo, Timava o Reka, a seconda della nazione in cui ci si trovi, il fiume sotterraneo è unanimamente considerato dagli studiosi uno dei fenomeni più misteriosi ed affascinanti del mondo carsico. Un fenomeno di novanta chilometri di lunghezza, ancora quasi tutto da scoprire. Un fiume che scorre sotto quello che è a tutti gli effeti il gioiello naturalistico più stupefacente della provincia triestina: la Grotta Gigante. Ed è proprio il direttore dell’enorme cavità turistica, Fabbricatore, a spiegare come il Timavo potrebbe diventare la chiave di volta per la nascita di un nuovo Patrimonio dell’Umanità. Il primo triestino.
Il progetto
«In Italia ci sono tanti siti Unesco (esattamente 47, ndr), ma qui a Trieste abbiamo in mano una carta vincente che per vari motivi, non si è ancora deciso di giocare, ossia il Timavo», spiega il direttore della Grotta Gigante. «Il fiume s’inabissa a San Canziano le cui grotte sono già inserite nell’elenco del Patrimonio mondiale dal 1986 – prosegue Fabbricatore - è questo sarebbe di fatto il trampolino di lancio per estendere il sito Unesco alla Grotta Gigante e alle foci del Timavo». Il bacino idrografico del Timavo comprende San Canziano, la Grotta Gigante, sotto cui scorre il fiume, e naturalmente le risorgive: l’obiettivo sarebbe creare un sito internazionale con il fiume transfrontaliero in grado di fungere da collante tra Slovenia e Italia, senza dimenticare poi eventualmente l’estensione alla Croazia. Sulla carta un progetto valido che però forse potrebbe essere visto di cattivo occhio da parte della Slovenia, gelosa del proprio sito già consolidato. «Niente affatto - risponde Fabbricatore - i colleghi di San Canziano sono favorevoli ad allargare il sito e ci appoggerebbero al 100%! Tra la nostra Grotta e la loro vige da sempre un’ottima collaborazione».
Dove sorge allora l’ostacolo? «Purtroppo non c’è stato l’assenso da parte delle parti politiche triestine. L’ex sindaco Giorgio Ret (Duino Aurisina, comune in cui sono site le risorgive del Timavo, ndr) e il primo cittadino Mirko Sardoc (sindaco di Sgonico, territorio in cui è collocata la Grotta Gigante, ndr) non hanno dato il nullaosta a questo progetto. Presumo perché spaventati dai conseguenti blocchi all’edilizia. Ma questo dovrebbe essere chiesto a loro. Sicuramente posso dire che il ritorno turistico a una tale operazione è stato così sottovalutato».
Le reazioni
«Ho dovuto attendere otto anni prima di riuscire a bonificare il fiume dai 3mila 200 residui bellici che in esso giacevano: ben venga ora la proposta di creare un sito Unesco transfrontaliero». Giorgio Ret, ex sindaco di Duino Aurisina, svela così l’arcano del suo niet: «Sono sempre stato favorevole alla valorizzazione di quest’area, ma prima bisognava ultimare i lavori di bonifica. Adesso che questa è stata effettuata, credo che il sindaco Vladimir Kukanja non avrà alcun problema ad accelerare i tempi sulla questione proposta da Fabbricatore». Notizie postive giungono anche dal sindaco Mirko Sardoc, che conferma la disponibilità del Comune di Sgonico: «Sinceramente è la prima volta che sento parlare di questo progetto, ma essendo noi da sempre favorevoli a sostenere la valorizzazione del nostro territorio, posso dire che saremo più che disponibili ad un confronto propositivo per cercare di dare a Trieste il suo primo sito stimato come Patrimonio dell’Umanità».
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