Scoglio Olivi senza paga. Cantiere verso lo sciopero
POLA. Si respira un’aria pesante non solo nella città di Pola, ma in tutta l’Istria a causa della crisi del cantiere navale Scoglio Olivi (Uljanik Grupa), che sta vivendo uno dei momenti più difficili della sua lunga storia. I tre sindacati aziendali hanno indetto uno sciopero per martedì prossimo, se entro la settimana in corso i dipendenti non avranno ricevuto la paga di dicembre che - stando al contratto collettivo di lavoro - deve venire versata al più tardi il 15 del mese successivo.
La partita è aperta, e si attende che la Commissione europea dia il via libera all’accensione del mutuo bancario da 96 milioni di euro per il quale il governo croato ha già fornito le garanzie. Oltre che al versamento degli stipendi, l’importo è necessario per saldare le spettanze ai fornitori e creditori, nonché per garantire la prosecuzione della normale attività del cantiere che - direttamente e con l’indotto - dà lavoro a 10mila famiglie istriane.
All’ultima riunione tenuta tra la direzione aziendale e i rappresentanti sindacali si è preso atto di una situazione che si sta facendo drammatica. A dominare è stato però un forte senso di impotenza, visto che come detto soltanto l’ok di Bruxelles garantirebbe la prosecuzione regolare del lavoro. Da sottolineare anche che il termine entro il quale estinguere l’attesa linea di credito è di sei mesi: termine pressoché impossibile da rispettare. La somma dovrebbe anche consentire l’attuazione del piano di diversificazione della produzione e di ristrutturazione aziendale nel rispetto degli standard comunitari, con l’entrata in campo di un partner strategico (hanno già manifestato interesse la Kermas e il Gruppo Palumbo) che allontani dal precipizio quello che fino a pochi anni fa era considerato lo scalo modello della cantieristica croata.
Al termine della riunione con i sindacati a fare il punto e a ripercorrere la vicenda è stato Marinko Brgić, della direzione aziendale: «Nel 2013 - ha ricordato - abbiamo firmato contratti per 20 navi da costruirsi sia nel cantiere di Pola che al “3 maggio” di Fiume», che era stato acquisito dallo Scoglio Olivi. «Era rimasta però aperta - ha aggiunto Brgić - la questione delle garanzie bancarie visto che nessuna banca croata era in grado di finanziare la costruzione di navi costose. Ottenute le garanzie, dopo un anno di attesa - così ancora Brgić - è subentrato il problema della carenza di manodopera qualificata».
Hrvoje Markulinčić, direttore delle Comunicazioni aziendali del gruppo, ha aggiunto: «Nel 2015, una volta riempito il registro delle commesse, ci siamo accorti che il mercato del lavoro non era in grado di fornirci manodopera a sufficienza, un problema che negli anni successivi si è manifestato anche nei comparti dell’edilizia e del turismo. Pertanto in futuro si dovrà costruire un minore numero di navi puntando su un loro alto contenuto tecnologico: per quelle di realizzazione più semplice la concorrenza dei cantieri sud coreani e cinesi è troppo forte». Secondo il leader del sindacato dei metalmeccanici della Croazia Vedran Dragicević, della crisi porta corresponsabilità anche il governo, per il fatto di non avere individuato un sistema di finanziamento di costruzione delle navi, come invece avviene negli altri paesi dell’Unione europea.(p.r.)
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