Scoglio Olivi, gli operai saldano i cancelli
POLA. I dipendenti del cantiere navale Scoglio Olivi di Pola hanno messo in scena ieri un’azione eclatante. Giunti ormai allo stremo delle forze dopo sette mesi nei quali non hanno percepito lo stipendio - a parte mensilità minime di 360 euro erogate dal governo - gli operai dello stabilimento che assieme al Tre Maggio di Fiume forma il Gruppo Uljanik intorno all’ora di pranzo hanno iniziato un nuovo sciopero. Ma stavolta hanno anche saldato due dei tre cancelli d'ingresso nello stabilimento. E ogni cancello viene sorvegliato a turno dai componenti il comitato di sciopero, per impedire che qualcuno entri.
Non basta: l'accesso stavolta è stato sbarrato anche agli addetti delle ditte in subappalto che stanno lavorando per ultimare la costruzione della nave per crociere polari Scenic Eclipse, commissionata dall'armatore australiano Scenic che sta pagando i lavoratori esterni di tasca sua.
La situazione insomma si sta facendo ulteriormente drammatica, anche perché si sperava che con l’ultimazione dell’unità entrasse della liquidità nelle casse del Gruppo. «La saldatura dei cancelli - ha detto il presidente del Sindacato adriatico Boris Cerovac - sta a simboleggiare la chiusura definitiva di Scoglio Olivi: quella chiusura che noi vogliamo scongiurare a ogni costo». Pesantissime accuse all'indirizzo del governo sono state lanciate dal fiduciario sindacale dei metalmeccanici, Gino Sverko: «Il governo ci ha vergognosamente abbandonati al nostro destino, i ministri vivono delle tasse che noi paghiamo e in cambio non fanno assolutamente nulla per noi. Abbiamo accettato di tornare al lavoro pur senza stipendio - ha aggiunto Sverko - nella speranza di giorni migliori: e invece niente».
Il fiduciario sindacale ha sottolineato la condizione in cui versano i lavoratori e le loro famiglie: «Non hanno più i soldi per mantenere le famiglie, per pagare le rate dei mutui: sono già scattati i primi pignoramenti. Intanto il governo da mesi continua a rimandare la decisione sul nostro destino». Dichiarazioni di fuoco sono giunte anche da Samir Hadzić, membro del Comitato di vigilanza aziendale: «Il governo si azzardi a decidere sul procedimento fallimentare e vedrà cosa succederà e come sono in grado di reagire gli operai».
Ieri intanto, come riportato dal Glas Istre online, il sindaco di Pola Boris Miletić e il presidente della Regione Valter Flego si sono rivolti direttamente a Zagabria chiedendo che il governo intervenga per mettere fine alla lunga crisi del Gruppo. Il premier croato Andrej Plenković ha fatto sapere che sono in corso valutazioni che dovranno tenere conto di tutti gli aspetti della questione.
Ma intanto continua l'esodo della manodopera alla ricerca di altri posti di lavoro: secondo i dati ufficiosi, a partire dall'inizio della crisi datata un anno fa, dai cantieri di Fiume e Pola se ne sono andati in 1.800, per cui il numero complessivo dei dipendenti del Gruppo è sceso a 2740. —
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