Scoccimarro sferza l’azienda: «Adempimenti non ultimati»
Volontà politica contro documenti formali. È stretta la via su cui cammina la giunta regionale, che sa bene che non si può chiudere d’imperio uno stabilimento e come l’Aia in vigore permetta a Siderurgica Triestina di continuare a produrre coke e ghisa, se la Ferriera saprà rimanere nei limiti fissati dall’Autorizzazione. Ecco allora che l’assessore all’Ambiente, Fabio Scoccimarro, ribadisce «la volontà di aggiornare l’Aia abbassando i limiti dei deposimetri e integramdo la centralina di San Lorenzo in Selva».
L’assessore parla durante il question time in Consiglio regionale, sollecitato da un’interrogazione del Movimento 5 stelle sui tempi della chiusura dell’area a caldo. Scoccimarro precisa che «né io né il presidente Fedriga abbiamo mai annunciato tempistiche o cronoprogrammi, ma dal primo giorno di nomina, ho dato comunicazione ai miei funzionari e ai tecnici di Arpa Fvg sulla nuova linea della giunta, che non prevede stabilimenti impattanti a pochi metri dalle abitazioni. Ripeto che si deve giungere nel più breve tempo possibile alla chiusura dell’area a caldo». Per l’assessore, «se la società vorrà continuare l’attività di produzione della ghisa a Trieste dovrà rispettare l’Accordo di programma e costruire i capannoni per la copertura dei parchi minerari, investendo circa 35 milioni di euro».
L’assessore ha d’altronde dato mandato ai suoi uffici di rispondere alla lettera con cui i legali di Siderurgica Triestina erano intervenuti alla viglia dell’ultima Conferenza dei servizi, per rivendicare l’adempimento di tutto quanto previsto dall’Accordo di programma. Affermazioni che Scoccimarro rispedisce formalmente al mittente, evidenziando che «le attività di bonifica e messa in sicurezza operativa della Ferriera, a differenza di quanto indicato, non sono a tutt’oggi concluse. Si rimane in attesa dei risultati delle indagini integrative nell’area interessata dalla presenza di materiali intrisi da sostanze idrocarburiche e delle relative soluzioni tecniche», che Arvedi dovrà presentare entro sei mesi, secondo quando chiesto dall’Arpa e fatto proprio dal ministero dell’Ambiente.
L’azione è tuttavia giudicata insufficiente da Andrea Ussai (M5s), secondo cui «l’assessore ha smentito le proprie dichiarazioni sui tempi di chiusura dell’area a caldo, limitandosi ai soliti proclami da campagna elettorale e annunciando futuri provvedimenti senza dare tempistiche certe. La linea politica e il programma sono chiari, ma una volta di più, sono i fatti che mancano all’appello. Non pretendevo una data certa, né i cento giorni pubblicamente dichiarati (e poi smentiti) del sindaco Dipiazza, ma tempi ben definiti e atti concreti e verificabili. I cittadini non possono più tollerare le polveri, la puzza e i rumori incessanti: vogliono sapere come si arriverà alla chiusura dell’area a caldo». —
D.D.A.
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