Nuova ondata di scioperi a maggio nel comparto metalmeccanico
Braccio di ferro con le aziende sul rinnovo del contratto. Sindacati pronti a proclamare altre agitazioni

Si annuncia un maggio caldo per il comparto dei metalmeccanici. Gli scioperi a scacchiera scattati a fine marzo per accelerare le trattative sul rinnovo del contratto - scioperi che hanno bloccato la produzione alla Fincantieri di Monfalcone oltre che nelle altre aziende del settore -, non hanno portato alcun risultato.
E ora all’orizzonte si profila una nuova agitazione indetta a livello nazionale dai principali sindacati dei metalmeccanici, Fim, Fiom e Uilm: un pacchetto di altre 8 ore di astensione del lavoro, sempre a singhiozzo.

«Da parte dei nostri interlocutori, Federmeccanica e Assistal, c’è un’assoluta chiusura davanti alle richieste sindacali - conferma il segretario della Uilm di Trieste e Gorizia, Antonio Rodà -. Siamo a un punto morto. Ci è stato presentato un contro-documento sulla piattaforma contrattuale che parla di recupero dell’inflazione e di welfare, ma senza alcun incremento salariale. E sulla riduzione della settimana lavorativa la loro proposta è di farlo utilizzando i permessi dei lavoratori. Una provocazione».
A maggio dunque il clima nelle aziende metalmeccaniche si farà bollente e si stanno preparando gli scioperi a macchia di leopardo. Spetterà alle Rsu attuare le proteste, azienda per azienda.
Fim, Fiom e Uilm, segreterie nazionali, in una nota hanno precisato che «Federmeccanica e Assistal, oltre a non dare risposte alle richieste di riapertura del tavolo di trattativa per il rinnovo del contratto nazionale, hanno rilasciato dichiarazioni provocatorie e irrispettose nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori e di chi li rappresenta. Quanto affermato dalle associazioni datoriali, infatti, oltre a scaricare sul sindacato la colpa della rottura delle trattative (di fatto mai iniziate) ha sminuito l’ampia partecipazione alle iniziative di sciopero svolte sino ad ora».
Le richieste del sindacato per i lavoratori sono note: aumento del salario, contrasto della precarietà, riduzione degli orari e estensione dei diritti a cominciare da quello “fondamentale” di lavorare in sicurezza. Il contratto dei metalmeccanici rinnovato l’ultima volta nel 2021 è scaduto il 30 giugno 2024. Da allora sono passati 10 mesi senza che le parti siano riuscite a trovare un accordo sul rinnovo.
Ma ecco cosa chiedono i sindacati per i lavoratori. Un aumento salariale di 280 euro lordi sui minimi contrattuali, superiore all’inflazione prevista, per tutelare il potere di acquisto. Riduzione dell’orario di lavoro per favorire l’occupazione e migliorare la qualità della vita. Contrasto alla precarietà e maggiore stabilizzazione dei rapporti di lavoro, infine maggiori tutele su salute e sicurezza soprattutto negli appalti e nei contesti più a rischio.
Le controparti datoriali (Federmeccanica e Assistal) hanno proposto una contro-piattaforma più prudente e legata a logiche di sostenibilità economiche e di competitività. In dettaglio un aumento del flexible benefit fino a 400 euro, poi una una tantum di 700 euro per le aziende prive di contrattazione integrativa. Nessun aumento fisso poi dei minimi salariali, ma adeguamenti indicizzati all’inflazione (Ipca-Nei). Infine una rendita per la non autosufficienza come nuova forma di tutela sociale.
Le aziende, che sottolineano di essere alle prese con una produzione in calo del 4,2% nel 2024 e con un mercato europeo in recessione (-5,6%), giudicano le richieste sindacali economicamente insostenibili nel breve termine. —
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