SciFabLab, passato e futuro allo specchio

Varcata la porta, al pianterreno dell’edificio intitolato a Enrico Fermi, si apre nel pianeta Ictp un mini-mondo geniale e innovativo. Proiettato al futuro, ma nel contempo fiero di un passato che ha saputo rivoluzionare tecnologia, meccanica e anche le attività di calcolo e laboratorio. È per questo che, racchiusi in vetrinette trasparenti condite da piccole lucine a led multi-color, vi si trovano autentici cimeli quali il primo personal computer al mondo, l’Olivetti Programma 101, progettato fra il 1962 e il 1964 da un team guidato dall’ingegner Piergiorgio Perotto e realizzato dal 1965, ma pure la macchina da scrivere M20, sempre della Olivetti, e molte altre chicche ancora. Vederle lì, a pochi metri da stampanti 3D, dalla macchina Lasercut, dalle schede elettroniche Arduino e dalle postazioni computerizzate in cui si definisce il design di prototipi di immediata “creabilità”, genera un apparente e affascinante contrasto che nasconde, in realtà, i diversi passi di un unico percorso di sviluppo e conoscenza. Tutto questo è SciFabLab (Scientific Fabrication Laboratory), il laboratorio per attività creative a disposizione di ricercatori, inventori e artigiani del futuro, nato lo scorso agosto nel comprensorio del Centro internazionale di fisica teorica Abdus Salam a Miramare.
Gestito da due ricercatori, Carlo Fonda ed Enrique Canessa (rispettivamente responsabile di SciFabLab e coordinatore della Science Dissemination Unit), il laboratorio trae origine dall’esperienza a stelle e strisce che appunto negli Usa ha visto diffondersene in quantità, partendo da un assunto: l’idea va bene, ma serve un prototipo se si vuole davvero ottimizzare qualcosa. La fabbricazione digitale lo permette e facilita. «Si salta la parte creativa manuale - spiega Fonda -, di produzione analogica. Dal disegno su file, al computer, con un pulsante si dice alla macchina di realizzare l’oggetto». Ecco apparire, dunque, il modellino di una barca, di un aereo, di una casetta, ma anche il prototipo a grandezza naturale di un braccialetto e l’elenco potrebbe continuare a lungo.
C’è un altro aspetto che, in maniera determinante, fa di SciFabLab ciò che è: «La condivisione, la rete - prosegue Fonda -. Con i computer possiamo condividere ogni progetto velocemente con qualsiasi laboratorio in giro per il mondo, in Australia ad esempio». L’ottica, non essendo un contesto industriale, è quella di poter generare un prodotto personalizzato per ogni singolo cliente. La bellezza di SciFabLab sta inoltre nel suo essere aperto al pubblico (dal lunedì al venerdì dalle 9.30 alle 12 per scienziati Ictp, per tutti invece lunedì, mercoledì e venerdì dalle 13 alle 17 e martedì e giovedì dalle 13 alle 21). Ingresso gratuito per visitarlo. Come per utilizzare i macchinari, a patto però che si usino per un progetto dalle finalità didattiche, scientifiche o di sviluppo sostenibile. A queste condizioni e dopo un’adeguata formazione, lo staff del laboratorio consente di avvalersi delle risorse presenti sul posto: oggi sono 13 le idee esterne che hanno trovato casa in SciFabLab, cui si sommano le interne, e due sono gli studiosi stranieri ospitati in questi giorni.
A proposito di ricerche dello staff del laboratorio, sono in corso studi e sperimentazioni per tentare di adattare una stampante 3D all’uso di filamenti di plastica ricavati dalle bottiglie vuote al posto di quelli standard. Una strada da percorrere nella duplice direzione di un sensibile risparmio e del rispetto dell’ambiente tramite riciclo. La soluzione diverrebbe assai rilevante anche per i paesi in via di sviluppo, cui guarda da sempre e continua a guardare l’azione dell’Ictp, SciFabLab incluso.
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