Scienze politiche perde prof ma conquista nuovi iscritti

Gettonatissima la triennale a Gorizia: domande doppie rispetto ai posti disponibili. Il direttore Tonolo: «Da un lato calano i docenti, dall’altro aumenta la burocrazia»
Silvano Trieste 27/10/08 Univerisita' di Trieste, Aula 3B, riunione
Silvano Trieste 27/10/08 Univerisita' di Trieste, Aula 3B, riunione

Quando Sara Tonolo è diventata direttore del dipartimento di Scienze politiche e sociali nel 2015 erano già gli anni in cui il sistema universitario stava subendo «un forte definanziamento». Il taglio delle risorse che le università italiane hanno dovuto subire non ha risparmiato nessuno. Ed ecco che quei 330 docenti che sono andati in pensione dal 2000 al 2016, e non sono stati rimpiazzati, hanno pesato, eccome. «Il numero dei docenti nel mio dipartimento - conferma - è diminuito in seguito ai pensionamenti, solo parzialmente compensati da nuovi ingressi di docenti». Al contrario però, questa contrazione non rimpinguata non ha riguardato gli studenti. «Il numero di allievi da noi invece è aumentato».

Una bella notizia che ha una ragion d'essere precisa. «Forse perché - spiega Tonolo - i corsi di Scienze politiche, Scienze internazionali e Diplomazia e Cooperazione, attivi a Trieste e a Gorizia, sono gli unici presenti nella regione e al contempo fortemente attrattivi». 

A farle eco su quest'ultimo tema un altro docente, Georg Meyr, coordinatore della struttura didattica del corso di Gorizia. «Da molti anni c'è una richiesta di accesso alla triennale costante, per 120 posti c'è il doppio di domande. Alla magistrale, che da quest'anno ha una nuova dimensione, “Diplomazia e cooperazione internazionale”, stiamo vedendo anche una ripresa, mentre negli ultimi anni c'era stata una domanda più debole». Quanto all’emorragia di professori il suo punto di vista è ottimista: «Al calo del nostro personale docente riusciamo a tenere testa, non è un vera e propria emergenza, riusciamo a tamponare con i docenti disponibili, che s'impegnano naturalmente ancora di più».

La flessione comunque rimane e i motivi sono molteplici. Tonolo ne individua diversi, come «la crisi economica limitativa delle risorse familiari e non confortante per sbocchi lavorativi qualificati». A cui si aggiunge «un'insufficiente destinazione di risorse per il diritto allo studio - rileva -. Un ruolo, peraltro minore, può aver giocato la riduzione dell'offerta formativa con la soppressione di corsi di studio per carenza di personale docente e di strutture».

Tutto ciò lo può dire con cognizione di causa. Tonolo, dopo il dottorato di ricerca in Diritto internazionale, assegni di ricerca, borse di studio all'estero, corsi di insegnamento a contratto, fino ad ricoprire la posizione di professore associato, ha ottenuto l'abilitazione alla prima fascia di docenza nel 2012. Ha visto con i suoi occhi dunque «le radicali trasformazioni» tra ieri e oggi a livello locale e nazionale. Le cause sono «le innovazioni normative (cosiddetta legge Gelmini) e la necessità di operare con una sostanziale riduzione di risorse umane e finanziarie». Ma non è finita qui perché ai tagli si aggiunge qualcos'altro. «A complicare la gestione - continua -, c’è la sempre più consistente richiesta di adempimenti amministrativi e di fornitura di parametri per la valutazione della qualità della ricerca e della offerta formativa, giustificata in sé ma onerosa per strutture che richiederebbero più risorse umane».

Ma cosa vede in tutte queste modifiche uno studente del secondo anno di Scienze internazionali e diplomatiche? «A me è stato detto che l'esperienza formativa del nostro dipartimento era migliore ma a causa dei tagli subiti, oggi va così» dice Giacomo Netto. L'esempio però che può toccare con mano è il cartello affisso sulla porta dei bagni dell'edificio universitario a Gorizia: «A causa della riduzione del personale, tenete per favore puliti i bagni».

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