Scienza e impresa dialogano a Trieste Next VIDEO E FOTO
TRIESTE La prima giornata di Trieste Next, il Salone europeo della ricerca scientifica, è andata in archivio nel segno del dialogo fra il mondo della scienza e quello dell’impresa.
La quarta edizione del festival, organizzata dal Comune di Trieste, dall’Università e da VeneziePost, è stata inaugurata dal sindaco Roberto Cosolini, intervenuto nel pomeriggio in piazza Unità, anche se il grosso dei lavori aveva preso il via già nel corso della mattinata, con l’apertura del BioHighTech companies day, un evento organizzato da Cbm-Consorzio per la biomedicina molecolare, in collaborazione con la Confindustria regionale.
Sabato e domenica si replica, con un ricchissimo "menù" che comprende conferenze, incontri, dimostrazioni, dibattiti, relazioni e spettacolo.
Il settore BioHighTech del Friuli Venezia Giulia, che riunisce i comparti biomedicale, biotecnologico e bioinformatico, «rappresenta un piccolo tesoro sconosciuto di questo territorio». L’ha spiegato il presidente di Cbm Edvino Jerian, che ha sottolineato come esso identifichi «un ambito strategico per lo sviluppo occupazionale dell’intera regione». Ne fanno parte oltre 150 aziende, alcune delle quali sono in fase di start-up, mentre molte altre hanno storie industriali importanti alle spalle, nei settori della sanità, del sociale, della domotica, del chimico, del farmaceutico, del cosmetico, dell’agroalimentare e dell’ambientale. Nel complesso danno lavoro a 5000 addetti e raggiungono un fatturato di quasi 800 milioni di euro, attestandosi all’interno di un mercato internazionale e in costante crescita (più 4% all’anno).
Il BioHighTech ha ricadute immediate sulla popolazione, essendo legato a doppio filo all’ambito della sanità. Di recente la Regione ha individuato una strategia di specializzazione “Smart health”, con la quale vuole favorire il miglioramento della salute dei propri cittadini, anche incentivando la ricerca e l’innovazione, grazie alla elevata percentuale di centri di ricerca d’eccellenza entro i confini regionali.
Concetti, questi, che sono stati ribaditi anche nel corso della tavola rotonda dal titolo “Come le politiche della Regione Fvg possono supportare lo sviluppo del cluster Smart health”, durante la quale sono state approfondite le possibili ricadute, anche in campo economico, «di un settore nel quale la Regione crede e verso il quale ha dirottato risorse finanziarie e intellettuali», come ha spiegato il vicepresidente Sergio Bolzonello. «Un cluster che ha radici forti in questo territorio – così l’assessore regionale al Lavoro, istruzione e ricerca Loredana Panariti – ma che deve guardare al mondo intero, perché può e deve competere a livello internazionale».
La direzione nella quale impegnarsi sembra essere stata tracciata dalla politica, anche se il mondo dell’impresa non ha fatto mancare alcune richieste concrete, come quella di venire accreditati all’interno delle strutture sanitarie, «perché per poter effettuare attività di ricerca – ha spiegato lo stesso Jerian – si deve poter accedere ai dati clinici dei pazienti», o come quella di istituire un tavolo di lavoro che comprenda gli assessorati alla Ricerca, alla Sanità e allo Sviluppo economico, «in modo da poter contare su un coordinamento permanente, in grado di ottimizzare il lavoro».
Di dialogo e integrazione si è parlato anche nel corso della stipula di un accordo che ha visto una rinnovata sinergia fra l’Università di Trieste e Confindustria Venezia Giulia. Un’intesa triennale, quella sottoscritta dal rettore dell’ateneo triestino Maurizio Fermeglia e dal presidente di Confindustria Venezia Giulia Sergio Razeto, che punta ad aumentare le occasioni di confronto e di condivisione sulla didattica, sulla ricerca e sul trasferimento tecnologico, agevolando la collaborazione fra le aziende e i Dipartimenti universitari. Un ponte, quello fra imprese e mondo accademico, «necessario per accorciare la distanza fra l’offerta formativa, la ricerca e le reali esigenze delle aziende», ha spiegato Razeto. «Un accordo – ha aggiunto Fermeglia – che possa incrementare la competitività a livello nazionale sia dell’ateneo che delle stesse aziende regionali».
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