Schlein traccia la rotta: «Monfalcone riparta da lavoro e inclusione»
Circa 500 persone in piazza Cavour per ascoltare in serata la segretaria Pd. «Il centrodestra se la prende sempre con gli stranieri, ma per voi cosa fa?»

C’è chi alza i muri e chi li vuole abbattere. Elly Schlein non è tra i primi e per questo in 500 si sono assiepati in piazza Cavour ad ascoltarla nel comizio di chiusura della campagna di Diego Moretti, sorretto dalle quattro liste sul palco. In pillole: lavoro dignitoso, salario minimo, sanità pubblica, casa e cure per le persone «perché la famiglia non può ridursi a welfare vivente».
La segretaria del Pd Schlein, jeans a palazzo e blazer color del cielo, indaco, ha parlato per 26 minuti a braccio, attaccando governo nazionale, con la narrazione di «TeleMeloni», e municipio.
Al termine, ha invocato per Moretti «un’onda di partecipazione», così che «questo nostro uomo, una bella persona – e in politica serve chi è perbene – diventi sindaco di Monfalcone, nel nome della Costituzione che è, come noi tutti qui, antifascista». Titoli di coda su “Bella ciao”.
Schlein è partita dalla «storia della città: il lavoro, che l’ha fatta grande». E «ha contribuito in maniera forte al Pil della regione», anche se «la ricchezza non è stata qui ridistribuita equamente». Serve lavoro «dignitoso», invece si «è voluto precarizzare, aumentare i voucher e addirittura cambiare il codice degli appalti per aprire al subappalto a cascata».

Ma quando la «catena si allunga i lavoratori sono più sfruttati, ricattabili, si fanno meno controlli e vi può essere infiltrazione del malaffare», in definitiva l’impiego «è meno sicuro». Sicché in Italia «troppi morti di lavoro e stage».
Occorre per la segretaria dem «più inclusione a scuola». «Questa destra – ha scandito dal palco – pensa che la povertà sia una colpa individuale, mentre è un grave problema sociale, dovuto a politiche che dobbiamo cambiare».
«Poche cose – ha commentato – abbiamo capito di questa campagna elettorale. Che si piegano al primo potente di turno, altro che patrioti: nemmeno il coraggio di difendere le imprese da Trump». Per contro «abbiamo compreso che se la prendono sempre con gli stranieri, ma per voi, che cosa fanno?». «Tagliano la sanità pubblica a favore della privata – ha incalzato – e la scuola: in manovra meno 6 mila insegnanti e 2 mila ata. Decurtano il numero di nidi che si potevano fare col Pnrr». Eppure il carico familiare grava soprattutto sulle donne ed «è una vergogna che la prima premier e le sindache di destra abbiano volutamente ignorato il problema».
«Questa destra – ha sottolineato Schlein – ci ha ossessionato per un decennio con l’immigrazione, e voi in questa città qualcosa ne sapete, ma non ha visto l’emigrazione di tanti giovani in gamba, che studiano con sacrifici, costretti, per contratti precari e salari bassi, ad andare altrove: 193 mila persone l’anno scorso hanno lasciato il Paese, +20% rispetto al 2023, +36,6% di italiani. Chiediamogliene conto». Dato che «hanno bloccato la proposta di salario minimo: sotto i 9 euro all’ora, però, non si chiama lavoro, bensì sfruttamento».
Attacco frontale, poi, a Salvini, che «interviene su tutto e si sostituisce pure a Tajani per chiamare il vicepresidente Usa, ma mica per dirgli che non siamo parassiti...No, per abbassare meglio la testa».
«È il ministro delle Infrastrutture. Ricordategli che ogni giorno la gente si vede rubare ore perché i treni sono sempre in ritardo. Ha fatto 30 annunci del tavolo sulle politiche dell’abitare, invece appena insediato, il governo, ha tagliato 300 milioni di fondi per i morosi dell’affitto». Arrivando all’epilogo «Diego è un uomo che può portare all’amministrazione i fatti per migliore la qualità della vita dei cittadini». «Non le discriminazioni e la demagogia – ancora Schlein – che abbiamo visto in questi anni dall’amministrazione uscente. Una destra ipocrita che se la prende sempre con i migranti, specie se irregolari, e mai con i padroni italianissimi che li impiega irregolarmente nelle aziende. Non s’è mosso un dito per l’inclusione, che costa fatica: più comodo cavalcare le paure che risolvere i problemi». —
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