Schianto tram, fatale un fraintendimento via radio

Le ultime testimonianze rivelano un clamoroso retroscena: decisiva un’incomprensione nelle comunicazioni tra le carrozze
Silvano Trieste 16/08/2016 Il frontale tra due Tram di Opicina
Silvano Trieste 16/08/2016 Il frontale tra due Tram di Opicina

Trieste, viaggio nell'officina che farà rinascere il tram di Opicina

TRIESTE Un’incomprensione nelle comunicazioni radio. Poi il disastro: due vetture che si scontrano dopo un tentativo di frenata. A quasi tre anni dall’incidente dei tram, quello dell’agosto del 2016 che ha determinato l’interminabile stop della linea tranviaria (è di questi giorni il nulla osta dell’Ustif ai lavori), ecco svelato il motivo del clamoroso frontale.

Dall’incidente ai progetti sospesi, l’odissea del tram tocca i mille giorni
L'incidente che ha coinvolto i due tram che collegano Trieste a Opicina (Trieste), 16 agosto 2016..ANSA/ ANDREA LASORTE


Il retroscena è venuto a galla nell’ultima udienza del processo di dibattimento (il collegio è presieduto dal giudice Piervalerio Reinotti, a latere i giudici Marco Casavecchia e Camillo Poillucci) che vede imputati per disastro colposo (pm Matteo Tripani) due conducenti della Trieste Trasporti, Fulvio Zetto (difeso dagli avvocati William Crivellari e Elisabetta Burla) e Stefano Schivi (difeso dall’avvocato Andrea Valanzano).

Quattro le carrozze che quel giorno sono in corsa: la 402, condotta da Daniel Marchi, la 406 da Rodolfo Purich, la 405 da Stefano Schivi e, infine, la 404 manovrata da Fulvio Zetto. Si tratta, quest’ultimo, di un mezzo in “prova” uscito dal deposito per testare la tenuta di un cuscinetto di uno degli assi. Normalmente sono tre le vetture in servizio: la quarta, quel giorno, è quindi un’eccezione.



Ma cosa succede esattamente? Tutto scaturisce proprio a causa della presenza di una vettura in più sui binari, la 404, quella di prova. A bordo c’è anche Luciano Ursich, un meccanico specializzato. È lui che poco prima dello scontro tiene le comunicazioni con il centro radio.

L’impatto si verifica nei pressi di Conconello: la 405 di Schivi, che viaggia in direzione Opicina, sosta alla fermata, attende l’incrocio con la 406 guidata da Purich che sta andando verso piazza Oberdan (è il normale scambio con il convoglio in discesa) e la lascia passare. La 406 è seguita, seppur a distanza, dalla 404 che va in direzione del centro città. La presenza di questa vettura, la 404, contribuisce a creare il fraintendimento nella comunicazione tra operatori. A scambio avvenuto, infatti, la 405 riparte per continuare la strada verso Opicina, ma sulla prima curva dopo Conconello si trova improvvisamente di fronte la 404 (la carrozza di prova) che sta scendendo a Trieste. La collisione è inevitabile.

Nell’udienza Ursich ha dichiarato di aver avvisato il capo deposito dell’intenzione di uscire con la quarta vettura di prova, dietro alla 406. Ha affermato di aver allertato anche il conducente della stessa 406 e pure il centro radio, chiedendo l’autorizzazione a immettersi sui binari.

Ursich (le cui dichiarazioni trovano conferma sia nelle affermazioni di Marchi che del controllore del centro radio) rimane così in attesa che il centro radio allerti il treno “incrociante”: il 405, cioè quello condotto da Schivi che viaggia verso Opicina. Le comunicazioni radio sono aperte, per cui vengono sentite da tutti gli operatori in servizio sulla linea tranviaria: infatti Ursich a un certo punto sente che il controllore del centro radio chiama espressamente la 405 di Schivi per avvisare dell’uscita della quarta vettura. Ma anziché Schivi, il «ricevuto» lo dà Marchi che guida la 402 e che pensa che questo messaggio sia diretto a lui. Ma non c’entra nulla con lo scambio: non potrebbe infatti mai incrociare la 404, perché ce l’ha dietro, a monte. Ursich ritiene invece che quel «ricevuto» provenga dalla 405 di Schivi. Pensa quindi che il collega, allertato della presenza della vettura di prova, stia fermo a Conconello. Dunque fa partire la 404 di prova, su cui è a bordo, che poi si scontrerà con la 405.

Chi ha sbagliato? Stando alle deposizioni processuali fin qui emerse, il sistema di «chiamate aperte» via radio deve aver in qualche modo confuso gli operatori sulla linea. —


 

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