Schianto fra tram, 10 gennaio data chiave
Conducenti della linea Trieste-Opicina coinvolti nel frontale dell’estate 2016 verso il processo. Ipotesi di disastro colposo

Il tram di Opicina
L’ultima disgrazia del tram di Opicina non finisce in una strofa della celebre canzoncina popolare. Ma va dritta a processo. Dovranno rispondere di disastro ferroviario colposo i due macchinisti coinvolti nell’incidente di due estati fa tra la vettura numero 404 e la 405, quello che sta costando lo stop prolungato della storica trenovia. Si tratta del cinquantaquattrenne Stefano Schivi e del cinquantaduenne Fulvio Zetto. Per i due dipendenti della Trieste Trasporti il pm Matteo Tripani ha chiesto il rinvio a giudizio. Il 10 gennaio compariranno in Tribunale davanti al gup Luigi Dainotti. La vicenda giudiziaria si preannuncia lunga e complicata: chi ha sbagliato in quel maledetto 16 agosto del 2016? Cosa è andato storto nelle manovre o nelle comunicazioni?
Le vetture, ad oggi, sono ferme ai box. Riparate e pronte all’uso. Ma dopo mesi di annunci, promesse e polemiche sul loro funzionamento, attendono ancora che l’impianto sia rimesso in sesto con i fondi pubblici. Il caso giudiziario è dunque solo uno del tasselli. Ma la soluzione del giallo, su chi cioè ha avuto responsabilità dirette nel frontale, aggiungerà un elemento di non poco conto per capire fino in fondo se quanto accaduto è frutto di un errore umano o di vere e proprie falle nel sistema.
La dinamica dello scontro tra la 404 e la 405 è stata chiarita immediatamente dopo l’episodio: la 405, partita da piazza Oberdan alle 8.31, stava salendo verso il Carso; la 404, uscita dal deposito dell’altipiano per un test di revisione, scendeva invece a Trieste. I due mezzi sono entrati in collisione nei pressi della fermata di Conconello. Feriti sette passeggeri e gli stessi manovratori. Stefano Schivi, difeso dall’avvocato Andrea Valanzano, guidava la vettura 405, quella in salita; Fulvio Zetto, tutelato dagli avvocati William Crivellari ed Elisabetta Burla, era invece ai comandi della 404 e stava viaggiando in direzione opposta con il compito di portare a termine la prova tecnica sui binari.
Stando alle prime indicazioni dell’inchiesta, i due dipendenti della Trieste Trasporti avrebbero dovuto fare più attenzione ai semafori. E non partire tutti e due nello stesso momento con il rosso. La colpa è dunque attribuibile a entrambi o ci sono anche altre questioni tecniche dietro all’impatto? Si vedrà.
«Per entrambi - si legge comunque nel capo di imputazione del pm - (la colpa,
ndr
) è stata quella di non aver rispettato le lanterne semaforiche verso ambedue le direttrici di marcia». Fulvio Zetto, come già emerso nelle scorse settimane, è ritenuto responsabile di essersi immesso sul binario senza aver ricevuto il via libera del Centro radio di Trieste Trasporti: non sarebbe dunque solo “passato col rosso”, ma non avrebbe nemmeno rispettato le procedure operative di sicurezza. E, inoltre, si sarebbe avvicinato in prossimità della curva verso Conconello a una velocità superiore a quella prescritta. Tutte ipotesi investigative che saranno accertate. Il 10 gennaio, come accennato, l’udienza chiave davanti al giudice.
«Credo che la questione debba essere studiata a fondo - osserva l’avvocato Crivellari (che difende Zetto) - anche perché il tram in discesa era stato fatto uscire come quarta vettura in prova. Ci deve essere stato un problema di comunicazione, perché le vetture non dovevano trovarsi sul percorso insieme. Il mio assistito infatti era convinto che il collega stesse attendendo il passaggio dell’altro mezzo sul doppio binario, dove si trova lo scambio».
Così l’avvocato Valanzano: «Insisterò sulla richiesta di archiviazione del signor Schivi e, in subordine, in un’estensione delle indagini su altri aspetti tecnici della vicenda».
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