Schiaffo serbo alla neopresidente croata
BELGRADO. Alla sua cerimonia solenne di insediamento, nel 2012, mancavano in tanti del mondo che conta, un “sabotaggio” deciso per punirlo per le parole su Vukovar «città serba» e per un controverso commento su Srebrenica. Fra le poltrone rimaste vuote, quelle degli omologhi sloveno, croato, bosniaco, macedone. Ma per il presidente serbo, Tomislav Nikolic, sembra essere giunto il momento di restituire lo sgarbo. Almeno a una delle capitali che si erano più indignate per le sue incaute dichiarazioni, Zagabria. Zagabria dove Nikolic potrebbe non arrivare, il prossimo 15 febbraio, in occasione della cerimonia di insediamento della neo-presidentessa croata, Kolinda Grabar-Kitarovic.
Che tutto si muova in questa direzione è segnalato dai “rumors” che si stanno diffondendo sulla stampa balcanica. Ad aprire le danze, il quotidiano belgradese Vecernje Novosti, che ha raccontato che il presidente serbo «non sarà a Zagabria» fra due settimane e al suo posto sarà invece inviato Ivan Mrkic, ex ministro degli Esteri oggi consigliere presidenziale. Una conferma in tal senso è arrivata anche per bocca di Stanislava Pak Stankovic, consigliera di Nikolic, che ha anticipato che «sono maggiori le chance» che il presidente non si rechi al cospetto di Grabar-Kitarovic «per l’investitura della collega croata».
La ragione del mancato viaggio, ha scritto il Novosti riportando fonti anonime, «le gaffe» della presidentessa croata. Gaffe o provocazioni ad arte a seconda dei punti di vista come quella sulla Vojvodina, provincia autonoma settentrionale della Serbia, citata da Grabar-Kitarovic, parlando dei «diritti delle minoranze», come una nazione a sé stante, uno Stato indipendente come la Serbia. Serbia che, ha suggerito la presidentessa croata in una recente intervista alla Tv bosniaca, dovrebbe inoltre considerare finalmente l’opzione di «fare il gran passo del riconoscimento del Kosovo». Terzo e ultimo lapsus, forse il meno evidente ma nondimeno fonte di polemiche, quello sulla definizione di «croati». Per Grabar-Kitarovic anche i membri della minoranza serba «e di fede ortodossa sono croati, croati nel senso di cittadini» della Croazia.
Tutte uscite azzardate per le quali il premier serbo Vucic, pur parlando di passi falsi «deliberati», non aveva però chiesto pubbliche scuse. Ma Nikolic deve averla presa più sul serio. Da qui l’intenzione di imboccare la strada del gran rifiuto dell’invito, ancora non spedito.
Ma «quando arriverà, il presidente valuterà» la situazione, ha aggiunto Pak Stankovic, anche se è finita l’epoca in cui era la Serbia a fare «sempre concessioni». Un “no” di Nikolic alla trasferta zagrebese, ha puntualizzato la consigliera al Novosti, tuttavia non cambia la politica serba di cooperazione con tutti gli Stati della regione. Ma sicuramente potrebbe rappresentare un nuovo intoppo nei rapporti tra le due più importanti nazioni dell’area.
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