Scavi abusivi nel palazzo di Diocleziano

Nei guai due muratori croati che volevano consolidare una casa. Nel corso dei lavori hanno scoperto un sarcofago e lo hanno depredato
Il peristilio del palazzo di Diocleziano a Spalato
Il peristilio del palazzo di Diocleziano a Spalato

SPALATO. Sono accusati di danneggiamento di beni culturali, reato che prevede da un minimo di sei mesi ad un massimo di cinque anni di carcere. Due spalatini, rispettivamente di 61 e 23 anni, l’hanno combinata proprio grossa, andando a scavare illegalmente in via Carrara 2 a Spalato, nel nucleo storico della città.

Hanno agito nella zona A, in rigoroso regime di tutela perché classificata quale bene culturale essendo all’interno del Palazzo di Diocleziano (monumento inserito nella lista del patrimonio mondiale tutelato dall’ Unesco) e i loro scavi hanno riportato in superficie un sarcofago di pietra e diversi frammenti pietrosi, il cui valore deve essere ancora stimato con precisione. È comunque scontato che dovrebbe trattarsi di reperti archeologici di grande valore.

Perché gli scavi? Intanto va detto che i due uomini – senza avere lo straccio di un permesso e senza il controllo degli esperti – hanno agito nel cortile e nel pianoterra dell’abitazione del 61enne Dinko Dragi›evi„, allo scopo di consolidare la casa, costruendo con il materiale scavato anche un camino esterno. Non hanno toccato il sarcofago, sistemato assieme all’altro materiale nella cantina dell’abitazione di via Carrara.

La Procura comunale di Spalato ha sollevato l’atto d’accusa nei loro confronti, sulla base delle denunce partite dal Dipartimento spalatino per la conservazione e dall’ispettorato per la tutela del patrimonio culturale. I due si erano messi in moto agli inizi di giugno 2012, beccandosi subito una denuncia dei vicini di casa, i quali avevano capito subito che i lavori erano abusivi, peraltro eseguiti in un’area compresa nel Registro dei beni culturali della Repubblica di Croazia.

Nonostante gli ispettori avessero ordinato il blocco dei lavori, il 61enne e il 23enne erano andati avanti fino al giugno 2013, rilevando in più occasioni che intendevano «rafforzare il basamento dell’abitazione e risanarla», senza avere alcun documento e ben sapendo che si trattava di un’area protetta da provvedimenti molto severi.

Dal ministero croato della Cultura è stato confermato che è in corso il procedimento per constatare se tutto quanto riportato alla luce sia ancora presente in via Carrara. Inoltre si conferma la devastazione che è andata ad intaccare gravemente un segmento dei preziosi strati archeologici presenti nella zona A.

Infine è stato comunicato dal dicastero che i lavori hanno compromesso la statica dell’abitazione di Dragi›evi„. Anche se le fonti ufficiali preferiscono non sbilanciarsi, in attesa di una valutazione dettagliata, è probabile che il sarcofago risalga all’epoca romana.

Comunque sia, i due spalatini saranno processati.

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