Scattano i tagli ai vitalizi in Friuli Venezia Giulia. Ma gli ex ricorrono al Tar

Deliberate dalla Regione le riduzioni progressive previste dalla legge. Ai 184 titolari chiesti “sacrifici” tra 36 e 600 euro. Associazione consiglieri in rivolta
Il consiglio regionale
Il consiglio regionale

TRIESTE. Il taglio ai vitalizi diventa effettivo. Ieri l’Ufficio di Presidenza del Consiglio regionale ha deliberato la riduzione «secondo le percentuali progressive» previste dalle tabelle allegate all’apposita legge approvata a febbraio. I tagli, che decorrono dal 1° marzo e che rimarranno in vigore fino al 30 giugno 2018, incidono per il 6% dell’assegno mensile lordo fino a 2.000 euro (ma non vengono applicati sotto i 1.500 euro), per il 9% fino ai 4mila, per il 12% fino ai 6mila e per il 15% oltre quest’ultima quota, con una maggiorazione del 50% per coloro che godono già di un vitalizio dal Parlamento (italiano o europeo) o da altri Consigli regionali. Sono in 184 tra ex consiglieri ed eredi che si troveranno con una decurtazione, più o meno ingente (qui il link con i nomi di tutti gli ex consiglieri) ma già si preannunciano battaglie legali e ricorsi al Tar da parte di coloro che non intendono rinunciare al diritto acquisito, neanche se si tratta di una misura “di solidarietà” temporanea.

I più “generosi” Sei ex consiglieri dovranno rinunciare a poco più di 600 euro al mese, che moltiplicati per i 40 mesi nei quali si svilupperà la misura ammontano a oltre 24mila euro complessivi. Si tratta di Roberto Antonaz, Giancarlo Casula, Giovanni Cocianni, Gianfranco Moretton, Antonio Tripani e Salvatore Varisco che dovranno “accontentarsi” di 5831,45 euro mensili contro i precedenti 6.437. Un'altra ventina di ex consiglieri si vedrà un assegno ridotto di oltre 500 euro: tra questi Mario Brancati, Franco Brussa, Sergio Dressi, Gianfranco Gambassini, Isidoro Gottardo, Antonio Martini, Roberto Molinaro, Adriano Ritossa, Ferruccio Saro (che però subirà un ulteriore taglio in quanto ex parlamentare), Alessandro Tesini, Renzo Travanut e Bruno Zvech.

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L'aula del Consiglio regionale

I più “poveri” Cinque ex eletti in piazza Oberdan, che percepiscono un assegno vitalizio decisamente più basso rispetto ai colleghi appena citati, si troveranno con una cifra ridotta di nemmeno 100 euro. Si tratta di Gian Silverio Giacometti, Paolina Lamberti, Giancarlo Pedronetto, Giuseppe Skerk e Franco Vampa che ora godranno di una “pensione” da poco più di 1.500 euro. Altri 18 subiranno un taglio ancora più ridotto (36,10 euro mensili), grazie alla norma che pone la soglia di 1.500 euro sotto i quali non c'è alcuna riduzione. Chi percepiva pochi euro in più di questo tetto e con le aliquote indicate dalla legge sarebbe sceso sotto il limite, viene automaticamente riportato proprio a quella cifra. Altri 22 invece non subiranno alcuna decurtazione in quanto il loro vitalizio era, per l'appunto, inferiore ai 1.500 euro: tra questi, Silvia Ballarin e Gianna Maria Grigio che con i loro 614,44 euro sono colo che percepiscono il vitalizio più basso.

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I doppi vitalizi Roberto Antonione, Leopoldina Buonanno, Giovanni Di Benedetto e Renzo Pascolat sono i quattro ex consiglieri che subiscono la maggiorazione del taglio sul vitalizio in quanto godono già di un analogo beneficio da altre assemblee. L'ex sottosegretario percepirà un assegno mensile da 2.848,70 euro, con una riduzione di poco più di 340 euro. Per Buonanno il taglio sarà più pesante (431,39 euro) che porterà il suo vitalizio a oltre 3.400 euro; Pascolat riceverà poco più di 270 euro in meno rispetto al vitalizio precedente (l'assegno sarà di circa 2.400 euro) mentre Di Benedetto scende a poco più di 2.10 euro, con una decurtazione di 232,90 euro.

I risparmi La riduzione dei vitalizi dovrebbe comportare un risparmio complessivo di oltre due milioni di euro nei quasi tre anni e mezzo di applicazione. Il tutto ovviamente al netto delle decisioni che la giustizia amministrativa prenderà sui ricorsi già preannunciati da alcuni degli ex consiglieri che non intendono assolutamente rinunciare a una fetta del loro vitalizio. L'Associazione dei consiglieri ha già espresso le proprie perplessità e quanto accaduto in altre Regioni (ad esempio, la Lombardia) e le indicazioni date dal direttivo nazionale della stessa associazione spingerà più di qualcuno a tentare la strada del Tar per vedersi riconosciuto il diritto acquisito.

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