Scatta la mini rivoluzione per raccomandate e pacchi
Raccomandate, atti e pacchi: le Poste hanno deciso di rivoluzionare il sistema di consegna a livello nazionale e il Friuli Venezia Giulia è una delle regioni-campione. Ma la “rivoluzione”, scattata lo scorso 10 aprile, non è stata annunciata al grande pubblico e non è stata negoziata con i sindacati: così si temono tensioni e insofferenze. La direzione delle Poste incontra oggi a Trieste le rappresentanze di categoria di Cgil-Cisl-Uil per fare il punto della situazione. Al momento l’azienda opta per un prudente “no comment” riservandosi di intervenire nei prossimi giorni.
Ma in cosa consiste questa “rivoluzione”/retromarcia della consegna? Prendiamo il caso di Trieste: fino al fatidico lunedì 10 aprile esistevano due siti specificamente dedicati alla consegna di raccomandate, atti e pacchi. Per cui, qualora il postino non avesse trovato in casa il destinatario, lasciava un biglietto segnalando il deposito nella sede centrale di piazza Vittorio Veneto o nella sede periferica di via brigata Casale. Nel grande palazzo centrale, progettato da Friedrich Setz a fine ’800, il nostro utente imboccava la scala, saliva al piano, voltava a destra e trovava gli sportelli incaricati all’uopo.
Adesso cambia la musica, o meglio si torna al passato, nel senso che non esistono più strutture dedicate, ma tutti i 32 uffici della provincia triestina vengono abilitati a smazzare raccomandate-atti-pacchi. Quale è il lato positivo? Avvicinare il servizio all’utente, perchè raccomandate-atti-pacchi saranno presumibilmente recapitati presso strutture prossime all’abitazione del destinatario.
Quali sono i problemi? Numerosi, dice Paolo Ceci, segretario regionale di Uilposte, che ha lanciato l’allarme-disfunzione con un comunicato. Tanto per cominciare, solo quattro uffici postali funzionano anche di pomeriggio con il cosiddetto doppio turno: si tratta di piazza Vittorio Veneto, via Marconi, via Sette Fontane, piazza Verdi. A questi si aggiungono sul territorio Opicina e Muggia. L’utente, che non godrà di uno di questi quattro riferimenti (o sei), avrà a disposizione solo il mattino dalle 8.20 alle 13.35, orario che al sabato si contrae alle 12.35. E, per ritirare raccomandate-atti-pacchi, dovrà fare la fila con tutti gli altri clienti che pagano bollette, ritirano la pensione, ecc.
Il personale (Ceci stima più o meno 170 sportellisti su circa 350 addetti, al netto dei postini) viene sovracaricato di funzioni a possibile detrimento di rapidità e qualità del servizio.
Seconda seccatura: con il sistema precedente, il destinatario poteva ritirare raccomandate-atti-pacchi già il mattino seguente, ora invece potrà accedere all’ufficio indicato solo due giorni dopo.
«A pochi giorni dall’avvio del nuovo sistema - osserva l’esponente della Uil - lavoratori e utenti stanno già verificando i limiti di questa ulteriore riorganizzazione che appare affrettata e che, sommata a quella del recapito a giorni alterni, rischia di produrre più disagi che benefici». E così Uilposte ha aperto una «specifica vertenza regionale».
Tempo inutilmente perso e arrabbiatura di stagione. La mancata o comunque scarsa comunicazione del cambiamento sovra-descritto può determinare le classiche situazioni - ipotizza Ceci - per cui l’utente prende il biglietto lasciato dal postino e, senza leggerlo con attenzione, come d’abitudine si reca in piazza Vittorio Veneto, si sciroppa una bella fila, per poi scoprire che avrebbe dovuto andare in un altro ufficio in un altro giorno.
Ma c’è una ragione in più che spinge Ceci ad assumere l’iniziativa, perchè - a parere della Uil -si tratta di un progetto calato dall’alto, imposto senza il minimo confronto con le organizzazioni sindacali, nonostante la rilevanza del cambiamento e nonostante le indiscutibili ripercussioni sull’operatività delle strutture e sulla stessa utenza.
Inoltre la questione è di portata regionale, in quanto coinvolge i quattro capiluogo. Anche i segretari di categoria della Cisl e della Cisal hanno contestato forma e sostanza della scelta aziendale.
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