Scatta il riassetto dei servizi postali In Fvg portalettere a giorni alterni
TRIESTE. Il postino suonerà sempre due volte, ma un giorno sì e uno no. Lo sta anzi già facendo dal novembre 2015 a Maniago, Spilimbergo, Codroipo e Tolmezzo, i comuni di una sperimentazione diventata regola. Da lunedì scorso l'operazione recapito ogni 48 ore è scattata anche a Monfalcone e Pordenone. L'agenda prevede ora il comprensorio di Gorizia, San Vito al Tagliamento e Sacile dal 10 ottobre, quindi Trieste e provincia (il 7 novembre), con quel che resta dell'Isontino e del Pordenonese entro la stessa data. Il quadro, «allarmante» secondo il sindacato, si completerà nel 2017 con il territorio udinese.
«Ottimizzazione dei processi di lavorazione della corrispondenza», precisa Poste italiane citando il comma 7 dell'articolo 3 del decreto legislativo 261 del 1999, quando il presidente degli Stati Uniti era Bill Clinton, a Palazzo Chigi abitava Massimo D'Alema e nel portafoglio c'erano le lire. Poi è arrivata anche la delibera AgCom 395/Cons del 2015 e l'ottimizzazione è diventata, più che un auspicio, un diktat: lettere, bollette e cartoline arriveranno nelle case degli italiani a giorni alterni. In sostanza la cassetta postale si riempirà una volta ogni due mattine. Dappertutto, anche nei capoluoghi di provincia, nelle abitazioni private come negli studi professionali, nelle pubbliche amministrazioni come nelle attività economiche.
Nello specifico, la consegna degli invii postali verrà effettuata dal lunedì al venerdì su base bisettimanale (lunedì, mercoledì e venerdì in una settimana; martedì e giovedì in quella successiva), con la sola eccezione dei prodotti più urgenti e costosi, quelli che gli addetti ai lavori chiamano «corrispondenza pregiata», in viaggio sul binario Linea Plus e garantiti quotidianamente. Il modello è chiaro. Ma, parola di Domenico La Rocca, il segretario Slp Cisl Fvg, «si è già visto che non può funzionare». «Gli errori progettuali a monte - aggiunge Mirella Iacone, segretaria di Slc Cgil Fvg - hanno determinato un peggioramento delle condizioni di lavoro e compromesso organizzazione ed efficienza del servizio. Tra l'altro, senza che Poste italiane risparmiasse per ora un euro visto che le eccedenze continuano a lavorare nei centri per far fronte alle criticità dovute alla riorganizzazione».
Il problema, infatti, non è di taglio di personale. In regione lavorano per le poste circa 2900 persone, la metà sono portalettere che vanno ricollocati internamente, ma non rischiano il posto. Il nodo chiave è il ritardo nella consegna di corrispondenza anche urgente. «Quella assegnata è una zona troppo ampia per il lavoratore - spiega ancora Iacone - che non riesce a consegnare tutta la corrispondenza in arrivo: le giacenze sono inevitabili. Per questo stiamo chiedendo la revisione di quel progetto, ma Poste va avanti nella sua miopia portando il recapito a una situazione di sfascio per poi poter dire che non funziona e infine dismettere il settore. L'ulteriore collocazione sul mercato di quote azionarie, temporaneamente sospesa, sta avvenendo nel silenzio più totale senza un vero dibattito in Parlamento. Eppure si tratta della svendita della più grande azienda italiana di servizi che comincia proprio con la demolizione del recapito».
In un comunicato unitario, eccezion fatta per la Uil, le segreterie di Cgil, Cisl, Failp, Sailp e Ugl hanno dipinto un quadro molto negativo che non ha però convinto l'azienda al dietrofront. Da lunedì la posta è così a singhiozzo anche a Monfalcone e a Pordenone e, come da programma, lo sarà a breve a Gorizia e Trieste.
«Siamo fortemente preoccupati per i disagi prodotti dalla nuova tipologia di lavori - afferma La Rocca -. A livello locale continua perciò la sensibilizzazione nei confronti degli amministratori locali che purtroppo, almeno nell'area del Monfalconese, non hanno al momento dato alcun peso a una vicenda che riguarda direttamente i cittadini. Si deve invece far capire quanto sia importante mantenere il recapito su cinque giornate lavorative come deliberato recentemente dal Parlamento europeo, ne va del diritto di cittadinanza».
Proprio in queste ore le sigle nazionali, sempre Uil esclusa, hanno proclamato l'astensione dalle prestazioni straordinarie e aggiuntive su tutto il territorio dal 24 ottobre al 23 novembre e una giornata di sciopero generale venerdì 4 novembre.
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