Scandalo auto blu, Ballaman sta per cedere

Incontro riservato con il segretario leghista Fontanini: domani il presidente del Consiglio regionale accusato di uso privato dell'auto blu dovrebbe dimettersi
Il presidente del Consigluio regionale Edouard Ballaman
Il presidente del Consigluio regionale Edouard Ballaman
UDINE
Pietro Fontanini rimanda solo l'ufficialità. Ma, al termine dell'incontro di ieri sera a Reana del Rojale con Edouard Ballaman, non c'è una sola parola del segretario della Lega Nord Fvg che faccia dubitare il finale della vicenda che coinvolge da una settimana il presidente del Consiglio regionale accusato di uso privato dell'auto blu: Ballaman si dimetterà domani.


Dura venti minuti il faccia a faccia tra il segretario padano e il presidente del Consiglio. Ballaman esce rapidamente dal quartiere generale della Lega, limitandosi ad augurare "buon lavoro" ai giornalisti. Fontanini, invece, rimane nell'ufficio al primo piano, disponibile a raccontare un confronto «sereno e in amicizia», che ha prodotto «un esito soddisfacente».


Ballaman si dimetterà giovedì come si racconta da giorni? «Farà un comunicato con la sua scelta». Quale? «Me l'ha anticipata ma rispetto il periodo che ci siamo dati per i chiarimenti: la scadenza è, appunto, giovedì», riassume Fontanini. Non sembrano tuttavia esserci troppi dubbi perché il segretario del Carroccio risponde a ogni altra domanda come se le dimissioni fossero già cosa fatta: «C'è stato un chiarimento e io sono soddisfatto anche perché ho visto un Ballaman attento alla sensibilità del nostro movimento. Mi ha pure detto che ci tiene alla Lega e alle istituzioni. E quindi...».


Del dossier che svela i viaggi privati di Ballaman in auto di rappresentanza non si è parlato più di tanto. Non si è entrati nel dettaglio. Ma Fontanini dà atto a Ballaman di «giustificazioni plausibili». «Molti di quei trasferimenti sono motivati da impegni di partito - osserva il presidente della Provincia di Udine - e Ballaman, in quel posto del Consiglio, ci è arrivato con i voti leghisti. Dopo di che, certo, ci sono le scelte individuali: in questa sede della Lega ci vengo in auto privata».


Il futuro di Ballaman? «Dal momento che si è autosospeso per tutelare la Lega, dovrà restare fuori dal movimento finché non saranno chiariti i fatti. La proposta di espulsione al livello federale del partito? Sono ottimista, penso che non sarà un passaggio necessario».


Insomma, una sorta di perdono visto l'ormai certo passo indietro dalla presidenza del Consiglio? «Mi sembra che il passo indietro sia particolarmente significativo - sottolinea Fontanini -; credo ci siano ben poche persone che rinunciano a una posizione di vertice come quella di Ballaman per accuse che paiono forse sovradimensionate. Come l'ho trovato? Ovviamente dispiaciuto».


Fontanini chiarisce anche la questione del dopo. Chi al posto di Ballaman? «Di sicuro a un nostro uomo. La presidenza del Consiglio regionale alla Lega fa parte dei patti». Nessuno "scambio" in vista dunque con il Pdl a incrociare anche un eventuale nuovo rimpasto di giunta: «Siamo assolutamente contrari. Del resto, quando si è trattato di sostituire Alessia Rosolen, è stato il Pdl a decidere il nuovo ingresso». Toccherà a Maurizio Franz, che rimane indiscutibilmente in pole position? Fontanini, anche in questo caso, evita solo l'ufficialità: «Franz ha di sicuro molta esperienza».


Nel caso in cui Franz venga davvero promosso, correranno in tre per la presidenza della seconda commissione: Razzini, De Mattia e Piccin.

Come ne esce la Lega da questa vicenda? Le opinioni sono opposte: c'è chi dice che ci guadagnerà per la rapidità della conclusione, c'è chi dice invece che subirà contraccolpi. Fontanini, nell'attesa, minimizza i colpi gobbi in area Pordenonese che sembrano alle origini del caso Ballaman e preferisce nuovamente pensare alla "vendetta" di un autista.


Sia o meno politico il siluro al presidente del Consiglio, domani, a meno di sorpresone, arriveranno comunque le dimissioni. Quelle che Alessandro Corazza e il gruppo dell'Idv chiedono ufficialmente: «Non è accettabile una situazione in cui il presidente del Consiglio della nostra regione continua a ricoprire un incarico di tale importanza dopo i gravi fatti emersi ai quali si sono interessate anche la Corte dei conti e la Procura di Trieste».


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