Scafo killer, il tycoon nega l’indennizzo
SEBENICO. Non si è presentata all’udienza di ieri al Tribunale comunale di Sebenico perché soffre di turbe psichiche ed è costretta a ingerire farmaci per attutirne le conseguenze. La 36.enne Anica Dilber Djerdja era attesa in qualità di teste alla seconda udienza del processo a carico del tycoon zagabrese Tomislav Horvatincic, accusato della tragica morte dei coniugi padovani Francesco Salpietro e Marinelda Patella, avvenuta lo scorso agosto. Ha giustificato l’assenza con un referto medico rilasciato dalla Clinica psichiatrica dell’ospedale Rebro di Zagabria. Dilber Djerdja era a bordo del motoscafo killer assieme a Horvatincic quel tragico 16 agosto, con il fuoribordo che – procedendo ad alta velocità a meno di 300 metri dalla costa e con il pilota automatico inserito – aveva colpito in pieno la barca a vela dei due diportisti veneti, uccidendoli all’istante. In sede di istruttoria, la donna aveva difeso Horvatincic, dicendo che prima dell’impatto il 64.enne era stato colto da malore, perdendo i sensi per alcuni attimi e non potendo così evitare la collisione. La Procura sebenzana non le ha creduto e, in base alle varie perizie, l’imprenditore è accusato della morte dei padovani anche perché non controllava il traffico in quel tratto di mare a meridione di Capocesto (Primosten), nella Dalmazia centrale. All’udienza di ieri, presenti il figlio della sventurata coppia, Federico Salpietro, e il console d’Italia a Spalato, Paola Cogliandro, sono stati ascoltati tre testimoni. Sasa Karavan, ingegnere alla facoltà di Marineria di Spalato, ha dichiarato che Horvatincic lo aveva chiamato dopo l’incidente, parlando di guasto ai comandi del motoscafo e che vi erano dei morti. Horvatincic aveva telefonato pure a Stjepo Asic, ingegnere marittimo nell’azienda del tycoon. «Anche in passato – ha dichiarato Asic alla corte – il pilota automatico del motoscafo di Horvatincic andava in avaria, con sbagli di rotta da 10 a 30 gradi. Per tale motivo, il fuoribordo era stato sottoposto a revisione due mesi prima del sinistro». La Corte è presieduta dalla giudice Maja Supe e Horvatincic rischia da 3 a 10 anni di carcere. Inoltre la presunta offerta di indennizzo da parte di Horvatincic ai familiari della coppia scomparsa è stata smentita dal loro difensore, l’avvocato Luigi Pasini. Il legale ha spiegato che una richiesta di indennizzo da lui formulata a nome dei congiunti delle vittime sulla base delle leggi italiane – una cifra sull’ ordine dei 3,5 milioni di euro – non è stata ritenuta congrua dalla difesa di Horvatincic, che non avrebbe però avanzato una proposta alternativa.
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