Scaduto l’ultimatum per Grandi molini

Un piano per fronteggiare il debito da 190 milioni. L’impianto triestino garantito dall’accordo di esclusiva con Pasta Zara
Di Massimo Greco

Ore decisive per Grandi molini italiani (Gmi), una delle maggiori realtà europee nella produzione di farina di grano tenero e di semola di grano duro, colpita da investimenti rivelatisi a dir poco critici (Marghera e Livorno) e dall’elevata volatilità dei prezzi cerealicoli sul mercato internazionale.

Il curriculum riporta un fatturato di circa 370 milioni di euro, un organico di circa 250 addetti, oltre un milione di tonnellate annue di grano macinato, cinque impianti produttivi, 4 terminal portuali (uno fluviale a Vienna) e 5 ferroviari.

A Trieste Gmi gestisce il terminal portuale e conduce l’attività di macinazione di grano duro nello storico sito in Punto franco nuovo, inaugurato nel 1937 e nel dopoguerra, per quasi un quarantennio, mandato avanti dalla fratelli Variola: dal 1997 il gruppo veneto è socio unico, dopo aver condiviso per un decennio l’impresa con altri partner.

Ieri scadeva la proroga concessa dal Tribunale di Rovigo, dove il gruppo ha la sede legale, per il concordato preventivo in bianco, che era stato chiesto da Gmi nel novembre dello scorso anno. Antonio Costato, leader dell’azienda, già presidente degli industriali rodigini e vicepresidente nazionale di Confindustria, si è impegnato a presentare un piano per il rilancio produttivo e per il riassetto finanziario del gruppo. La massa debitoria è ingente, circa 190 milioni di euro, due terzi dei quali contratti con il sistema bancario. Stanno collaborando con Costato Kpmg per la parte industriale e Mediobanca per quella finanziaria. Nell’ammettere la richiesta di concordato in bianco, il Tribunale di Rovigo ha nominato commissari giudiziali Stefano Ambrosini, Stefania Traniello, Carlo Salvagnini. Si era parlato dell’ingresso di nuovi soci, in particolare della Cereal Docks dei fratelli Fanin con quartier generale a Camisano Vicentino, ma le ultime voci sembrano accreditare un intervento “in esclusiva” da parte della famiglia Costato, operazione stimata attorno ai 40 milioni di euro.

La prospettiva della Grandi molini interessa da vicino l’habitat economico triestino, dal duplice punto di vista portuale e industriale. L’attività molitoria, che impegna 23 addetti, è svolta a esclusivo approvvigionamento dello stabilimento Pasta Zara, che campeggia alle Noghere. Antonio Cristante, responsabile del sito triestino, ricorda l’intesa quinquennale entrata in vigore il primo luglio 2015, che prevede 180 mila tonnellate di semola per il primo anno e 200 mila per quelli successivi fino al 2019. L’impianto macina 750 tonnellate al giorno e quotidianamente 25 cisterne si avviano verso Noghere, dove la Pasta Zara di Furio Bragagnolo possiede uno dei maggiori stabilimenti mondiali del settore. I due terzi del grano duro, lavorato da Gmi in porto, arrivano via-nave dai più disparati mittenti; un terzo giunge invece a bordo di camion dall’Italia e da alcuni Paesi europei centro-orientali. Proprio in questi giorni - racconta Cristante - è approdata al terminal un’unità che trasporta 27 mila tonnellate di materia prima.

L’accordo raggiunto con Bragagnolo, sommato al fatto che il sito triestino è inserito nella controllata Promolog, consente all’impianto giuliano - per così dire - una vita a sè stante, relativamente garantita, a differenza di quanto succede in altre realtà di Gmi. Livorno, in particolare, si è rivelato un affare molto pesante per Costato, tant’è che il terminal labronico è pressochè fermo con 48 lavoratori in Cassa integrazione. I sindacati triestini seguono con comprensibile attenzione gli sviluppi relativi al concordato preventivo. In passato si vociferava anche dell’interesse manifestato da Bragagnolo per l’acquisizione di un impianto che lavora al 100% per Pasta Zara. Le “rsu” sono 2 della Cgil e 1 dell’Ugl. «A dicembre - commenta Lorenzo Andriani (Ugl) - Costato ci ha detto di essere ottimisti, perchè l’accordo con Pasta Zara avrebbe “blindato” l’attività triestina. A testimoniare la buona salute del nostro impianto depongono due recenti assunzioni. E in termini retributivi l’unica busta paga finora tagliata riguarda la quindicesima».

©RIPRODUZIONE RISERVATA

Riproduzione riservata © Il Piccolo