Scade la convenzione tra Enpa e Regione: nessuno soccorre più gli animali feriti

TRIESTE Tira una brutta aria per gli animali selvatici in difficoltà. Se vengono investiti o se restano, come è già capitato, incastrati in un cancello o in una rete, ad oggi non esiste più un puntale e organizzato soccorso. Se vengono salvati è per “miracolo” perché, dal primo gennaio scorso, è cessata la convezione tra la Regione e l'Enpa che prima provvedeva al recupero su strada di queste bestiole almeno dalle 8 alle 20.
Se qualcuno oggi trova un esemplare selvatico in difficoltà e chiama i soccorsi, viene di fatto rimbalzato da un numero all'altro. Sembra che nessuno sappia cosa fare, chi mandare, chi chiamare. E intanto il tempo passa e l'animale soffre, si aggrava o addirittura muore.
Nel raccontare questa mancanza di un sistema rodato di soccorso, va ricordato che la legge nazionale 157 del 1992 indica che «la fauna selvatica è patrimonio indisponibile dello Stato ed è tutelata nell’interesse della comunità nazionale ed internazionale». Dunque, il non tutelarla, il non soccorrerla, configura una violazione della legge: qualcuno potrebbe essere chiamato a rispondere.
Di pochi giorni fa il ritrovamento da parte di due ragazze di un capriolo ferito in Strada del Friuli all'altezza del civico 246. Chiamano il 112. L'operatore tenta invano per 45 minuti di trovare una soluzione. L'animale non camminava, era ferito, ma non moribondo. Nella girandola di telefonate, viene contattato al cellulare anche il medico veterinario dell'Azienda Sanitaria, Massimo Erario che, fuori dal suo orario di lavoro e quindi per pura sensibilità, si precipita sul posto in scooter, somministra una terapia e poi chiede personalmente all'Enpa di recuperare la bestiola. I volontari dell'ente animalista, seppur senza convenzione, lo trasferiscono nel loro Cras, l'unico centro di recupero animali selvatici in provincia di Trieste autorizzato ad ospitare e curare queste bestiole. Il capriolo, un maschio giovane, seguito dai veterinari dell'Enpa resta in prognosi riservata. Ma se non ci fosse stato un veterinario disposto a intervenire a titolo personale, cosa ne sarebbe stato di quell'animale? Sarebbe stato lasciato morire sull'asfalto nella totale indifferenza?
La storia del recupero di quel capriolo ha avuto spazio anche sui social, raccogliendo centinaia di messaggi di indignazione. Perché questo episodio è la prova che non esiste, se non sulla carta, un sistema di soccorso per gli animali selvatici.
Ma facciamo un passo indietro per capire cosa sta accadendo. Con la soppressione delle Province, i guardiacaccia sono diventati guardie forestali regionali, e dal 2015 il soccorso ai selvatici è tornato di competenza regionale, in capo all’assessorato Agricoltura e Foreste. Fino al 1º luglio 2018, il soccorso dei selvatici era affidato completante all’Enpa, che copriva il servizio 24 ore su 24, malgrado la Regione nel 2016 avesse anticipato che quel servizio sarebbe stato presto gestito direttamente dalle guardie forestali. Fino al 31 dicembre scorso, invece, con convenzioni che procedevano di proroga in proroga, se ne sono occupate sempre realtà private, come appunto, a Trieste, l’Enpa. Che però, causa mancanza di personale e di volontari disposti a lavorare la notte nel recupero di animali anche di grande stazza, aveva dovuto fare un passo indietro garantendo fino all'estate del 2018 il servizio solo dalle 8 alle 20. Da allora, però, tra i recinti e le gabbie dell'Enpa dove chi recupera un selvatico deve portarlo, mancano all’appello decine e decine di esemplari che prima venivano recuperati la notte. Ora il problema riguarda l'intera giornata a discapito dei selvatici e della civiltà. —
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