Scabar poco prima di morire donò all’Erpac alcune sue opere
RONCHI DEI LEGIONARI. Un lascito vero e proprio, un’eredità di prestigio consegnata nelle mani dell’Erpac erede dei Musei provinciali. Il fotografo ronchese Sergio Scabar, pochi giorni prima di morire, aveva deciso di donare alcuni suoi lavori all’Erpac, finalizzandoli all’inserimento nel patrimonio dei Musei provinciali di Gorizia.
La scomparsa di Scabar, 73 anni, di Ronchi dei Legionari, ha destato molta impressione negli ambienti culturali della regione. La causa del decesso, attribuita all’esposizione all’amianto nel cantiere di Monfalcone, dovrà essere accertata e per questo motivo è stata disposta l’autopsia che verrà eseguita nei primi giorni della prossima settimana nel servizio di Anatomia patologica dell’ospedale di Monfalcone.
Il corpo di Scabar è stato intanto composto all’obitorio del San Polo. È prassi poi che i risultati dell’autopsia siano trasmessi alla Procura della Repubblica di Gorizia per valutare l’apertura di un fascicolo contro ignoti per omicidio colposo. Così cominciano i procedimenti penali per le centinaia di vittime d’amianto del Monfalconese.
Quanto alle opere donate da Scabar si tratta, in particolare, di alcune stampe alchemiche ai sali d’argento applicate su cartoncino, dai titoli “Silenzio di luce” (del 2004), “Nel silenzio delle cose” (del 2011), “Teatrino vegetale” (2016) oltre a due opere (del 2017) con il medesimo titolo: “Oscurità silente”.
Sono nature morte, tema fondamentale nella produzione dell’artista. A queste vanno aggiunte le 48 fotografie ai sali d’argento applicate su cartoncino appartenente al ciclo realizzato a Gorizia “Interno di un interno di un ospedale psichiatrico”, datato 1976. Le foto che sono oggetto della donazione possono essere ammirate a “Oscura camera”, la mostra dell’artista aperta fino al 13 ottobre a Palazzo Attems Petzenstein. La proposta della donazione è dello scorso 16 luglio ed era stata formalizzata pochissimi giorni da.
«La donazione deriva da contatti, intervenuti durante l’elaborazione della mostra a Palazzo Attems, tra Sergio Scabar e il conservatore dei Musei provinciali, Alessandro Quinzi (anche curatore dell’esposizione assieme a Guido Cecere) - racconta Raffaella Sgubin, al vertice dei Musei -. Con il fotografo avevo già collaborato in passato per delle sue mostre monografiche. È stato un artista che ho sempre apprezzato e stimato. In particolare, amo molto il suo lavoro sulle nature morte, così silenti e così piene di significato, ma sono senza dubbio assai interessanti anche le altre sue opere. Tra l’altro, i lavori di Scabar si collocano in maniera molto interessante rispetto l’altra grande mostra fotografica che Erpac ha in questo periodo: quella di Vivian Maier, al Magazzino delle Idee, a Trieste. Infatti, i lavori di Vivian Maier terminano negli anni Settanta, quando cominciano quelli di Scabar. Quindi, per gli appassionati le due esposizioni vanno viste assieme, in sequenza».
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