«Sblocchiamo assieme il Porto Vecchio»

Appello del sindaco Cosolini e di Antonione ai candidati governatori della Regione, tutti i cittadini sono invitati a firmare
Foto Bruni 13.04.13 Cosolini e Antonione al caffe Verdi
Foto Bruni 13.04.13 Cosolini e Antonione al caffe Verdi

Il più duro è Federico Pacorini: «Altro che pericolo di speculazioni edilizie in Porto Vecchio, la più grande speculazione ai danni di Trieste l’ha fatta chi per decenni ha sequestrato quell’area per fini politici e per l’utilità di pochi. È la più grande vergogna che pesa sulla classe dirigente di questa città, intendendo per classe dirigente non solo i politici, ma anche gli imprenditori, le categorie professionali, i club quali Rotary, Lions e così via». Per sbloccare l’immobilismo il sindaco Roberto Cosolini e il suo competitor di centrodestra alle ultime elezioni, Roberto Antonione, sono scesi in campo ieri fianco a fianco con una lettera che chiede ai quattro candidati presidenti della Regione - Renzo Tondo, Debora Serracchiani, Saverio Galluccio e Franco Bandelli - di schierarsi apertamente: sì all’urbanizzazione del Porto Vecchio oppure no. Ma se pensano che Porto Vecchio debba restare porto devono spiegare «con quali risorse e con quali strumenti si potrebbero superare gli ostacoli naturali, urbanistici e infrastrutturali che, a nostro modo di vedere, rendono impossibile in quell’area lo sviluppo della portualità». «I fondali insufficienti, le banchine obsolete, i magazzini vincolati, i collegamenti inesistenti perché sarebbero le Rive a dover diventare l’autostrada del Porto Vecchio - ha affermato il sindaco - tutto parla contro questa seconda ipotesi». E la lettera è firmata da ventitré personalità della cultura, del mondo imprenditoriale, delle professioni, della politica e delle istituzioni tra cui Claudio Magris, Giovanni Perissinotto, il presidente degli industriali Sergio Razeto, il rettore Francesco Peroni. «Ma vogliamo che questo nostro appello sia oggetto di amplissima condivisione (la lettera parla di «idea condivisa dalla stragrande maggioranza dei nostri concittadini) - ha aggiunto Cosolini - per cui attendiamo la risposta dei triestini e saremo in questo luogo (il caffé del Teatro Verdi, ndr) lunedì dalle 17 alle 20 e poi anche nei giorni successivi per raccogliere le firme di adesione dei cittadini».

Secondo Cosolini e Antonione, è necessario che Governo nazionale, Regione e istituzioni locali la pensino allo stesso modo «perché sono evidenti i nomi e i cognomi di coloro che hanno voluto le varie battute d’arresto che sono diventate i simboli delle occasioni perdute: Polis, Trieste Futura, Expo, Portocittà». «Se le istituzioni elettive concorrono a determinare una posizione univoca - è l’opinione del sindaco - ben difficilmente l’Autorità portuale potrà porsi in distonìa». E secondo Antonione il problema dello spostamento del Punto franco non si pone nemmeno: «Si è già pronunciato l’ufficio del Contenzioso diplomatico della Farnesina e ha affermato che il Punto franco si può spostare». La battaglia fa allora un salto di qualità: l’obiettivo non è più lo spostamento della Zona franca, bensì l’urbanizzazione dell’area «com’è stato fatto in tutto il mondo: da Genova a Barcellona, da Sydney a Buenos Aires». «L’unica questione che si pone nel processo di sdemanializzazione - ha concluso Cosolini - è far sì che le risorse che si ricaveranno dall’urbanizzazione del Porto Vecchio possano venir utilizzate dall’Autorità portuale per l’infrastrutturazione del Porto Nuovo». In questo modo si creerebbero un volano economico e nuova occupazione contemporaneamente sia in Porto Nuovo che in Porto Vecchio.

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