Sbloccata la vendita degli alloggi al Greif
TRIESTE «Abbiamo l’abitabilità». Lucio Vudafieri, proprietario del cinque stelle Greif Maria Theresia di Barcola, lo dice con un respiro di sollievo, dopo quasi dieci anni di battaglia burocratica. Questo vuol dire che può rimettere in vendita gli appartamenti dell’imponente dependance da quattro piani alle spalle del corpo centrale che aveva terminato di costruire tra il 2012 e il 2013.
Si tratta di una struttura realizzata con una spesa di 8 milioni di euro e passata attraverso traversie di ogni genere: il ritrovamento dei resti di una villa romana, la parziale demolizione e il rifacimento del tetto su ordine del Comune, ricorsi al Tar, interventi della Soprintendenza. Da ultimo la certificazione di abitabilità che non c’era e adesso sembra esserci. Un documento vitale senza il quale non si affitta e non si vende.
L’ufficializzazione della cessione è dimostrata dal grande cartello affisso di fronte all’albergo, dove si legge: “Residence Greif Vendesi appartamenti – attivi – box e auto macchina”. A occuparsi dell’affare è lo Studio 39 immoniliare di Trieste. «Ne abbiamo già venduti cinque di metrature di circa 100 metri quadrati», afferma Vudafieri, 77 anni, titolare di alberghi di lusso anche in Veneto, originario di Lignano ma residente in Croazia. E gli acquirenti chi sono? «Italiani e stranieri, un po’ di tutto, ma non triestini», risponde con una voce molto più squillante rispetto a due anni fa, quando aveva affermato di essere agli sgoccioli con le ultime pratiche. Restano quindi tredici di appartamenti da piazzare sul mercato, su un totale di 18, compreso l’attico che però, spiega sempre il proprietario, deve essere ancora finito di ristrutturare.
Il costo degli immobili, di metrature tra i 70 e i 110 metri quadrati, varia tra i 260 mila e i 560 mila euro. I futuri acquirenti avranno anche la possibilità dell’utilizzo di piscina, palestre e saune e di trattamenti personalizzati dell’Hotel Maria Theresia Greif. Ma perché per quasi dieci anni è stato impossibile riuscire a far decollare il progetto originario? «Prima abbiamo trovato i resti di una villa romana – spiega - che ci hanno fatto dannare per due anni. Poi il Comune mi ha fatto abbattere 30 centimetri di tetto. E c’è voluto un altro anno e mezzo per avere le nuove concessioni edilizie per ricostruire il tetto come volevano i tecnici municipali». Insomma, nonostante l’edificio sia stato completato nel 2012, solo oggi è stato possibile metterlo a reddito. «E pensare che avevo già venduto quasi la metà degli appartamenti nel 2012 - aggiunge -, ma poi ho dovuto annullare tutto perché non avevo l’abitabilità, senza la quale non si può fare nulla». —
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