Sbagliarono la diagnosi L’ospedale paga 700mila euro

L’Azienda condannata assieme al professor Roberto Luzzati, direttore del reparto di malattie infettive. Sottovalutarono una grave pancreatite
Lasorte Trieste 17/01/13 - Ospedale di Cattinara, Direzione, Conferenza Stampa
Lasorte Trieste 17/01/13 - Ospedale di Cattinara, Direzione, Conferenza Stampa

Quasi 700mila euro. È questa la cifra che l’Azienda ospedaliero universitaria e il professor Roberto Luzzati, direttore del reparto di malattie infettive dell’ospedale stesso, dovranno pagare i familiari di Cristjano Ljuba, morto all’età di 33 anni, dopo un vero e proprio calvario iniziato nel reparto di malattie infettive. A pronunciare la sentenza è stato il giudice civile Daniele Venier che ha in buona parte accolto le richieste dei famigliari assistiti dall’avvocato Andrea Valanzano. Erano stati inizialmente citati nella causa civile oltre che l’Azienda ospedaliero universitaria nella persona del legale rappresentante, anche il dottor Luigi Buri, direttore del reparto di gastroentologia, la dottoressa Flavia Urban e infine il professor Roberto Luzzati. I tre professionisti erano stati individuati nel corso degli accertamenti eseguiti dal perito incaricato dalla famiglia dell’uomo morto per “omessa adeguata assistenza sanitaria”. Sono stati assistiti dagli avvocati Giovanni Borgna e Andrea Bitetto. Buri e Urban sono usciti indenni dalle accuse.

La vicenda porta la data del 23 giugno 2008, ben sei anni fa. Quel giorno Cristiano Ljuba - come riferito nella perizia del consulente tecnico d’ufficio dottor Riccardo Marchesin «condivisa in quanto connotata da ampiezza e logicità argomentativa», scrive in proposito il giudice Venier, del era stato ricoverato nel reparto Malattie infettive dell’ospedale Maggiore per il sospetto riacutizzarsi di epatite “c” cronica, patologia in relazione alla quale poi era stato trattato nonostante il fatto che inequivocabili dati clinici conducessero a una diversa diagnosi. In particolare: ittero ostruttivo ingravescente. L’uomo era stato dimesso il primo luglio e poi nuovamente ricoverato dopo 10 giorni su insistenza dei famigliari. L’uomo era stato sottoposto a vari accertamenti clinici tra cui la risonanza magnetica e in quella circostanza era stata diagnosticata l’ostruzione della via biliare causata da un calcolo. Poichi giorni dopo Ljuba era stato operato dalla dottoressa Flavia Urban ma erano sorte varie complicanze per la difficile estrazione del calcolo. Tant’è che era stato necessario l’intervento del direttore del reparto Luigi Buri assieme al medico rianimatore. Ma la situazione clinica era ormai compromessa. Infatti nel pomeriggio del 21 luglio erano comparsi i primi sintomi della pancreatite. Poi, il giorno seguente, il paziente era stato trasferito nel reparto di chirurgia dove era stato sottoposto ad altri due delicati interventi chirurgici. Ma non c’era stato nulla da fare. Il 3 agosto Cristiano Ljuba è morto a causa di uno choc settico irreversibile», così si legge nel referto.

Il giudice Venier ha di fatto rivoluzionato gli esiti di un precedente procedimento penale che aveva mandato assolti tutti gli imputati. Nella valutazione della responsabilità civile ha applicato un concetto probabilistico. Scrive il giudice Venier: «Il nesso causale può essere ritenuto sussistente anche quando sia conseguenza altamente probabile e verosimile». È una conseguenza, sempre secondo il giudice, di quello che di fatto è stato un errore diagnostico iniziale. L’intervento successivo è stato di conseguenza tardivo. Ma ormai non c’era più nulla da fare.

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