Save scarica lo scalo di Ronchi: «È un malato in rianimazione»
TRIESTE. «Scambio azionario fra Save e Aeroporto Fvg? Sarebbe la cosa più auspicabile in vista della messa rete, perché una reciprocità in questi termini ci renderebbe davvero collaboratori, e non conquistatori e conquistati». Lo ha detto ieri l’assessore regionale alle Infrastrutture Mariagrazia Santoro, partecipando al dibattito organizzato da Il Piccolo sul futuro dello scalo del Friuli Venezia Giulia. Un’apertura che potrebbe sbloccare le trattative arenatesi dopo il fallimento del bando per la privatizzazione dell’aeroporto, ma che non ne garantisce la riuscita. Al dibattito hanno partecipato anche il presidente dell’aeroporto di Ronchi dei Legionari Sergio Dressi e il presidente della Save Enrico Marchi: ed è emerso chiaramente che, se le procedure di finanziamento al polo intermodale quantomeno rallentano l’ingresso di Save, al contempo l’interessamento della società veneziana per lo scalo di Lubiana potrebbe in futuro far diminuire ai suoi occhi il valore di quello di Ronchi. Il tempo è quindi un fattore fondamentale.
Scambio di azioni
Andiamo con ordine. Questa la posizione ufficiale di Santoro: «La Regione ribadisce la sua forte propensione per alleanze e collaborazioni con l’Aeroporto di Venezia, anche prevedendo scambi azionari, su cui non vi è alcun pregiudizio ma solo un limite temporale legato ai finanziamenti comunitari del polo intermodale». Si tratterebbe quindi di ripercorrere la via già percorsa dagli aeroporti di Venezia e Verona, la cui messa in rete è partita appunto da uno scambio azionario. Nel corso del dibattito, moderato dal direttore del Piccolo Paolo Possamai, Marchi ha però avvertito: «Ronchi è un malato in rianimazione. Una volta che Lubiana sarà privatizzata sarà più difficile risvegliarlo. Le ragioni sono diverse: la sovrapposizione dei bacini di utenza, la rivitalizzazione della compagnia di bandiera slovena, il ruolo di capitale di Lubiana». È una carta, quella dello scalo sloveno, su cui Save punta molto.
Polo intermodale
L’assessore Santoro ha rivendicato la scelta di dare la priorità al polo intermodale: «Un progetto per cui l’Ue ha già stanziato 13 milioni di euro, come finanziamento a un’opera pubblica, che renderebbe Ronchi uno dei sette scali in Italia con collegamento ferroviario». È da verificare, ha aggiunto, la possibilità che Save entri con una quota azionaria inferiore al 51% senza pregiudicare il carattere pubblico dell’opera. Marchi ha però criticato la scelta dell’opera: «Il polo intermodale mi lascia perplesso, a volte ho il timore che sia una motivazione tutta politica per non fare nulla». «Ho l’impressione - aggiunge - che il problema degli aeroporti oggi sia prima di tutto di trovare le compagnie e i passeggeri. Altrimenti si finisce per costruire le infrastrutture e poi si va a caccia di giustificazioni della loro esistenza».
Conti in attivo
Il presidente Dressi ha difeso il lavoro fatto a Ronchi: «Quest’anno la società di gestione chiuderà il bilancio in attivo per il terzo anno consecutivo, non succedeva dal 2002. Avremo un decremento del 2-2,5% dei passeggeri per cause generali». La società sta inoltre tentando di incrementare con un hotel e un centro business le infrastrutture aeroportuali «ricorrendo a investimenti privati».
Socio o conquistatore?
A Marchi è stata fatta presente la preoccupazione, diffusa in Fvg, che Save voglia entrare a Ronchi per spogliarla dei suoi voli e chiudere lo scalo. Una preoccupazione che la presentazione di un piano industriale potrebbe smentire: «Stavo lavorando al piano industriale, quando ho ricevuto una lettera della Regione Fvg che dichiarava deserta la gara a cui stavamo partecipando - spiega -. Quando Save ha comprato Treviso, lì avevano le stesse paure. Dieci anni dopo il problema è l’opposto: a Treviso la gente si lamenta perché c’è rumore a causa dei troppi voli». «La battuta d’arresto nelle relazioni con Save si è verificata - dice santoro - per la mancata concretizzazione dell’offerta da parte della società, e non per volontà politica di dichiarare deserta la gara».
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