Sauvignon, prima schiarita per i viticoltori

Dalle indiscrezioni emerse, nelle analisi non sarebbero state riscontrate sostanze illecite, ma i vignaioli sono cauti
Di Matteo Femia

CORMONS. C'è cautela da parte dei vignaiuoli cormonesi indagati nella cosiddetta Sauvignon Connection nel commentare le indiscrezioni degli ultimi giorni riguardo una possibile assenza di lieviti "magici" nelle analisi di laboratorio effettuato sul mosto prelevato nelle aziende finite sotto inchiesta. Andrea Visintin, titolare dell'azienda agricola Magnas, e Thomas Kitzmuller infatti preferiscono non dire nulla riguardo le voci uscite in questi giorni che scagionerebbero i vignaiuoli dalle accuse in essere.

In particolare, Kitzmuller si trincera dietro un "no comment", senza aggiungere null'altro, al contrario del padre Hans, noto scrittore ed editore che sin dall'inizio aveva preso posizione a difesa del figlio e anche adesso puntualizza come la situazione di Thomas sia differente da quella di altre aziende al centro dell'inchiesta.

«Siamo tranquillissimi: l'indagine non è finita - specifica Hans Kiztmuller - e quindi non ci sembra il caso di parlare in base a delle indiscrezioni, anche se qualcosa che ci preme evidenziare è che alla nostra azienda non è stato sequestrato nemmeno un goccio di vino né di mosto, ma solo del lievito. Questo perché semplicemente intratteniamo dei rapporti professionali con l'enologo finito al centro dell'inchiesta. Queste analisi di cui si parla, quindi, non ci riguardano in ogni caso perché il nostro vino non è stato sequestrato».

Anche Andrea Visintin di Magnas come il collega Kitzmuller junior preferisce non sbilanciarsi nelle dichiarazioni: «Non ha senso farle perché stiamo parlando di indiscrezioni: non siamo stati convocati né dai nostri avvocati né da nessuno al momento - aggiunge - e quindi mi astengo da ogni presa di posizione in merito». Le aziende Magnas e Kitzmuller sono tra le venti nel mirino della Procura di Udine, e sono le uniche due cormonesi: in provincia di Gorizia ci sono anche le aziende Pierpaolo Pecorari, di San Lorenzo Isontino, Tenuta Luisa di Mariano del Friuli, Ferruccio Sgubin di Dolegna del Collio e Tiare, sempre di Dolegna. Per tutte, se le indiscrezioni dovessero essere confermate, si tratterebbe di un fondamentale asso da giocare in sede di difesa. La conferma o meno di queste voci arriverà ufficialmente il 15 dicembre, quando accusa e difese si ritroveranno in aula davanti al giudice per le indagini preliminari al termine degli accertamenti in corso dallo scorso 14 ottobre nella forma dell’incidente probatorio. Il fascicolo è affidato al pm Marco Panzeri, ma intanto la Procura di Udine frena sulle voci uscite in questi giorni ed il procuratore capo Antonio De Nicolo alla stampa ha evidenziato come l’indagine non sia ferma: «Riceviamo di continuo conferme sulla bontà della tesi accusatoria - ha detto - Ciò che possediamo, in altre parole, basterebbe già di per sè, a nostro avviso, a sostenere l’accusa e a chiedere il rinvio a giudizio degli indagati».

Al di là delle posizioni di accusa e difese, però, resta l'indiscrezione emersa da uno dei consulenti del pool di esperti nominati dall’avvocato Giuseppe Campeis per tutelare gli interessi della quasi totalità dei produttori: «Nel corso delle analisi chimiche fin qui condotte – ha affermato il professor Paolo Pascolo - non sono stati trovati elementi in grado di sostenere l’ipotesi investigativa».

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