“Saul Sadoch” al traguardo dei 100 anni con produzioni di carte sempre vicenti

La società è stata fondata pochi mesi prima della Grande guerra. Arrivata alla quarta generazione, dà lavoro a circa 200 persone. Negli ultimi 20 anni acquisite alcune piccole aziende. Non ha mai delocalizzato alcuna lavorazione
Foto Bruni 11.04.14 Saul Sadoch festeggia i 100anni di attività
Foto Bruni 11.04.14 Saul Sadoch festeggia i 100anni di attività

di Giovanni Tomasin

Nata a Trieste a pochi mesi dallo scoppio della Grande guerra, la ditta Sadoch ha vissuto a modo suo tutti i momenti critici del Secolo breve. Ieri questa importante realtà cittadina ha festeggiato i cent’anni esatti dal giorno in cui Saul Sadoch avviò la sua piccola ditta di "carta, cartone e tutti gli articoli inerenti a questo settore". Oggi alla guida dell'azienda c'è Paolo Sadoch, nipote del fondatore, che ha raccontato al Piccolo la vicenda dell’impresa e della famiglia. Ed è giusto partire dall'inizio. Saul Sadoch fonda la ditta nel 1914: la produzione in quel periodo è in prevalenza di cartine per sigarette. La Prima guerra mondiale, poco dopo, non stronca la giovane attività che prosegue floridamente anche nella Trieste passata all'Italia. La difficoltà arrivano nel 1938, quando Benito Mussolini gonfia il petto come un gallo e dal balcone di piazza Unità proclama l'infamia delle leggi razziali. Saul, discriminato per la fede ebraica, cede le redini dell'azienda al figlio Emilio. Anche questi deve scontare le persecuzioni, ma riesce a tenere attiva la fabbrica durante la guerra. Dopo il conflitto Saul ritorna alla guida della Sadoch, affiancato da Emilio e dall'altro figlio, Ernesto: vi rimarrà fino al 1950, anno della sua morte. Negli anni '60, complice il boom, i fratelli Sadoch ampliano l'area d'azione: carta crespata, tovaglioli di carta, carta da regalo, piatti e bicchieri di carta sono alcune delle innovazioni. L'impresa cresce e realizza l'attuale sede all'Ippodromo: «A quei tempi la zona industriale era agli albori e non si usavano tanto le automobili - dice Paolo -. Costruirono la sede in città perché fosse raggiungibile dai lavoratori». Arrivano poi il '68, gli anni '70 e le grandi lotte sindacali. La Sadoch a quei tempi è una realtà grande per la dimensione triestina, ma il contraccolpo di infinite vertenze mette in difficoltà l'azienda, che attraversa una fase di contrazione. «C'era il rischio che andasse tutto all'aria - ricorda Paolo Sadoch -. Da una posizione di vertice ci ritrovammo in mezzo al gruppo». Paolo entra in azienda in quel periodo, mentre Ernesto muore nel 1981. A quel punto Paolo si affianca al padre nella conduzione. «Mio padre è rimasto in azienda fino alla morte, nel 1994, anche se la sua passione era un po' scemata a causa dei contrasti sindacali».

Fra gli anni '90 e oggi l'azienda attua una politica di acquisizioni di successo. Oggi la Sadoch impiega circa 200 persone tra impiegati, operai, agenti collaboratori. Tra loro anche la quarta generazione dei Sadoch, visto che uno dei figli di Paolo ha iniziato a lavorare in azienda. «Arriviamo al traguardo del secolo con la convinzione che si può ancora fare impresa in Italia - afferma Paolo Sadoch -. Abbiamo avuto parecchie possibilità di delocalizzare all'estero o di spostarci da Trieste ma non l'abbiamo fatto: l'azienda è nata qui e i dipendenti sono qui. L'anima dell'azienda sono loro». Come hanno festeggiato? «Ah, una cosa "in famiglia" - conclude l'imprenditore -. Solo dipendenti, agenti, rappresentanti, un po' di clienti. Il nostro stile aziendale si basa sul non apparire troppo: preferisco i fatti alle chiacchiere».

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