“Sardoni” vietati ad agosto, pescatori in rivolta
TRIESTE. No al fermo pesca dei “piccoli pelagici” decretato per l’intero mese di agosto. Si alza forte la protesta dei pescatori del golfo di Trieste. Dopo aver subìto alla pari di tutte le attività economiche il blocco forzato nel periodo della massima emergenza Covid, quando i pescherecci erano rimasti inesorabilmente ancorati ai moli, ecco arrivare l’ordine originato da una raccomandazione della Commissione europea, di fermo pesca dal primo al 30 agosto per i “piccoli pelagici”, cioè acciughe e sardine.
«Il rischio per la nostra categoria – tuona Guido Doz, rappresentante regionale dei pescatori che aderiscono all’Associazione generale cooperative italiane del Settore agro-ittico-alimentare (Agci-Agrital) – è di subire un danno che abbiamo valutato in circa un milione di euro, con il coinvolgimento di decine di famiglie che di questo lavoro vivono. Un problema molto grave, che andrebbe ad aggiungersi alle conseguenze che già abbiamo patito nella prima parte dell’anno a causa del coronavirus».
I pescatori del golfo di Trieste erano rimasti infatti bloccati in banchina per tre mesi: tutti i pescherecci con equipaggi di oltre cinque persone, che sono poi la grande maggioranza di quelli operanti in zona, non potevano adeguarsi alle regole sui distanziamenti.
«Ora arriva la beffa dettata dal ministero – riprende Doz – che pretende il rispetto del decreto sui piccoli pelagici, intimando alle imbarcazioni triestine di stare ferme proprio nel periodo dell’anno che assicura la maggiore redditività. In agosto – ricorda il portavoce della categoria – storicamente riuscivamo a scaricare a terra migliaia di casse di sardoni, che andavano a rifornire pescherie, ristoranti e attività turistiche.
Fa rabbia peraltro pensare che questa situazione deriva da relazioni fatte da tecnici e biologi europei, che hanno dichiarato essere ad alto rischio di mortalità da pesca la popolazione dei piccoli pelagici nel Mediterraneo e, in particolare, ad altissimo rischio di estinzione in Adriatico. Considerazioni che abbiamo più volte contestato. Ci siamo infatti rivolti a numerosi istituti di ricerca marina operanti in Italia che hanno invece appurato che gli stock ittici sono in sensibile aumento e non sono in crisi. È poi evidente che, con il fermo forzato di tre mesi e quindi con la chiusura temporanea dell’attività di pesca, lo stock non può che essere cresciuto».
«Per queste ragioni – conclude Doz – riteniamo inutile il fermo pesca stabilito per quest’anno. Va anche ricordato che il prelievo attuato dalla nostra flotta sullo stock dei piccoli pelagici rappresenta lo 0,09% del pescato su acciughe e sardoni nell’intero Adriatico, quindi per Trieste si poteva fare un’eccezione». Se il ministero non tornerà, come sembra, suoi propri passi, «il danno non sarà per i soli pescatori ma anche per molte imprese locali dell’indotto, e a quel punto a rischio estinzione saremo noi».
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