Sarà riforma “soft” sulla sanità: ospedale e territorio restano uniti
TRIESTE La giunta Fedriga decide di riformare la sanità con il cesello piuttosto di utilizzare il piccone. La fumata bianca è arrivata dopo un ultimo vertice di maggioranza convocato nel tardo pomeriggio di ieri e prevede il mantenimento dell’unità fra ospedale e territorio, la riduzione delle Aziende da cinque a tre e l’introduzione di un ente di coordinamento che possa svolgere un ruolo di indirizzo e omogeneizzazione del sistema che al momento sembra ancora lontana. Destinate alla fusione le realtà di Trieste e Gorizia, con garanzie all’Isontino in termini di budget e autonomia gestionale, mentre l’area vasta di Udine ritroverà la sua unità incamerando le aree di Latisana e Palmanova. Il perimetro di Pordenone rimane invece inalterato.
L’ufficialità arriverà dopo la riunione odierna dell’esecutivo, quando il vicepresidente con delega alla Salute, Riccardo Riccardi, diramerà alle Direzioni centrali la bozza del disegno di legge, che verrà poi approvata dalla giunta, passando successivamente per il Consiglio delle autonomie locali e cominciando infine il percorso in commissione. L’ultimo atto sarà il voto dell’aula, che i vertici regionali vogliono ottenere entro novembre per poter concepire i primi interventi nella manovra di bilancio e agganciare l’inizio dell’esercizio finanziario del 2019.
Fra le due ipotesi disegnate dai saggi, passa insomma la linea morbida, che si propone un intervento di miglioria della riforma Telesca, senza produrre una completa rivoluzione della governance. Viene così meno l’ipotesi inizialmente prevalente nel centrodestra, caldeggiata tanto da Fedriga quanto da Riccardi, di separare la dimensione ospedaliera da quella territoriale, per lanciare un forte messaggio di discontinuità. Dopo il confronto con sindacati, operatori e associazioni, governatore e assessore si sono però convinti della necessità di limitarsi a un pur incisivo intervento di riordino, prendendo atto che il processo di integrazione fra ospedale e territorio è andato troppo in là per imprimere la marcia indietro. Una scelta che vede prevalere le preoccupazioni delle parti sociali, che in più occasioni in questi giorni hanno invitato la giunta a non stressare ulteriormente il sistema.
La strategia è stata definita in un incontro tra le forze politiche della maggioranza, convocato nel palazzo della giunta. Presenti Fedriga e Mauro Bordin per la Lega, Riccardi e Sandra Savino per Forza Italia, Ferruccio Saro e Mauro Di Bert per Progetto Fvg, Fabio Scoccimarro per Fdi e Giulia Manzan per Ar. Dopo un’impasse iniziale, dovuta all’impostazione politica più che tecnica assunta dalla coordinatrice azzurra Savino, le forze politiche hanno trovato l’intesa.
La riforma del centrodestra comincerà dalla governance, applicando una serie di correttivi a quella del centrosinistra. Gli interventi sulla programmazione arriveranno invece nel 2019 e saranno quelli destinati a toccare i punti più sentiti dagli utenti: liste d’attesa, organizzazione dei medici di base, mancato decollo dei Cap, gestione dei pronto soccorso e ricoveri fuori reparto. —
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