Sarà Donald Trump il primo presidente anti-scienza?

«Il cambiamento climatico è una bufala perpetrata dai cinesi» è stato uno dei leitmotiv del nuovo inquilino della Casa Bianca. E c'è chi chiede asilo alla Nuova Zelanda per tutti gli scienziati. 
Negli Stati Uniti, non è un momento semplice nemmeno per la scienza. Soltanto tre ore dopo l'elezione di Donald Trump, Michael Lubell, direttore degli affari pubblici dell'American Physical Society a Washington, ha dichiarato che Trump sarà «il primo presidente anti-scienza che abbiamo mai avuto».
 
Di fatto sia lui sia il vice-presidente Mike Pence hanno finora sfoggiato un repertorio scientifico tutt'altro che rassicurante. «Il cambiamento climatico è una bufala perpetrata dai cinesi» è stato uno dei leitmotiv di Trump, con annessa promessa di ritirarsi dallo storico accordo di Parigi del 2015 per la riduzione del riscaldamento globale. «Piccoli bambini sani vanno dal dottore, sono pompati con massicce dosi di molti vaccini, non si sentono bene - Autismo!» sempre Trump aveva twittato nel 2014. E ancora Trump: «Sento molto parlare del National Institute of Health. È terribile» (l'Nih è l'ente federale che eroga oltre 30 miliardi di dollari in ricerca ogni anno e supporta le grandi iniziative sulla comprensione del cervello, la lotta contro i tumori e la medicina personalizzata). E poi le boutade per cui le lampade a fluorescenza - quelle che riducono i consumi energetici - inducono tumori o le turbine per l'energia eolica causano malattie varie. Pence non è stato da meno quando ha definito l'evoluzione darwiniana soltanto «una teoria controversa», da contrastare con la creazione della vita da parte di Dio. Fino alla fine del 2000 Pence dubitava anche che il fumo causasse i tumori.
 
La comunità scientifica è in preoccupata agitazione. “Nature” ha definito Trump un «demagogo inadatto al compito», l'editore esecutivo di Scientific American considera le sue idee sulla scienza «non informate nel migliore di casi, ignoranti e distruttive nel peggiore». Richard Dawkins, scienziato evoluzionista inglese, ha scritto una lettera alla Nuova Zelanda per chiedere asilo politico di Premi Nobel e scienziati di fama dopo le due “catastrofi” consecutive della Brexit e dell'elezione americana.
 
Cosa succederà davvero lo dirà il tempo. Come in altri campi, la speranza è che la ragionevolezza del governare alla fine abbia il sopravvento sulle sparate mediatiche da campagna elettorale.

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