Santin, ecco la statua: le vesti del vescovo sferzate dalla bora

L’Icmp ha firmato il contratto, lo scultore Bruno Lucchi mostra il bozzetto per il Molo IV: «Il vento l’idea vincente»

«L’idea della bora è stata quella vincente». Bruno Lucchi, scultore trentino (è nato a Levico Terme nel 1951, dove vive tuttora e lavora), è tranquillo. Il contratto per la realizzazione della statua di Monsignor Santin è stato firmato e spedito da Alfonso Maria Brigante, presidente dell’Istituto di cultura marittimo portuale (Icmp). Nel novembre scorso Lucchi si era aggiudicato per 79mila euro una gara a quattro per la statua che sarà collocata in testa al Molo IV a lato del Magazzino 1. Quattro erano le offerte ricevute dalla fondazione Icmp destinataria del finanziamento regionale da 110mila euro per realizzare, all’interno del Porto Vecchio, il monumento al vescovo “con gli speroni” originario di Rovigno che ha legato il suo nome al riscatto di Trieste. «Il presidente mi ha autorizzato a rendere pubbliche le immagini del bozzetto e mi ha comunicato che il mio punteggio era quattro volte superiore al secondo classificato» racconta con orgoglio Lucchi. Non c’è stata partita. Lo scultore di Levico Terme, che vanta al suo attivo più di 180 esposizioni personali e sculture disseminate in Italia (nessuna però in Friuli Venezia Giulia) e all’estero (molte a bordo delle navi di Costa Crociere), non ha dubbi sulla carta vincente della sua offerta. «L’iconografia più classica porterebbe più facilmente a pensare a una figura benedicente il mare, i suoi naviganti e i suoi abitanti, al fine di proteggerli dalle avversità meteorologiche che spesso colpiscono Trieste - racconta Lucchi - . La mia proposta è di realizzare una statua in bronzo di oltre tre metri che rappresenti Monsignor Santin in un atteggiamento un po’ desueto, per come siamo stati abituati a vedere rappresentato abitualmente un alto prelato». Niente di blasfemo, per carità. La Curia di Trieste può stare tranquilla, nonostante l’artista trentino sia particolarmente bravo a modellare ninfe, dee, nereidi, sirene dalle sembianze femminili. «Il Vescovo, dopo aver combattuto contro la povertà e la dittatura a difesa degli ebrei e di Pio XI - continua Lucchi - viene rappresentato in un momento del quotidiano e caratteristico della città: la lotta contro i problemi causati dalla bora. Benedice sì, ma in una situazione dove credo che a Trieste si ritrovi anche la gente normale in una giornata di bora».

Il vento gelido del nordest ha messo d’accordo tutta la commissione tanto da assegnare allo scultore trentino un punteggio quadruplo rispetto al secondo arrivato. Il bozzetto della statua di bronzo (che è alto 30 centimetri) mostra il vescovo Santin benedicente che si tiene il cappello e benedice la città in una giornata ventosa. Non si tratta di una scultura religiosa. «L’opera può ispirare non solo i praticanti cattolici, ma anche genti di culture diverse, avvicinandole a questo personaggio tanto amato dai triestini» racconta lo scultore che, nella sua ormai trentennale carriera, non ha mai rappresentato un vescovo, anche se non è nuovo a soggetti di carattere religioso. «Due anni fa a Brescia ho fatto due mostre per la settimana montiniana e ho interpretato il cardinal Montini (il futuro Paolo VI, ndr) a modo mio. Non si è trattato di una rappresentazione realistica» racconta l’artista. Nel caso del vescovo Santin la somiglianza ci sarà. «Il bozzetto non fa testo - racconta Lucchi -. Il problema è che non c’è molto materiale iconografico. Cercherò di farlo più somigliante possibile. Tenga conto che il volto sarà a un’altezza di sei metri e mezzo».

L’altezza è stato uno dei problemi della statua fin dall’inizio. Alla fine, grazie alle pressioni dell’artista e dell’architetto Antonella Caroli (direttore dell’Icmp) il piedistallo è stato quasi dimezzato: da 7 metri si è ridotto 4 metri. «Tre metri in meno», spiega lo scultore che avrebbe voluto una statua a dimensione più umana: «Per il mio spirito la scultura l’avrei messa a livello del terreno in modo che la gente la possa toccare. È importante colloquiare con l’opera. Le sculture su basamento diventano dei monumenti. Non sono vere sculture secondo me. Sono un’imposizione dall’alto al basso. E non credo che lo spirito del Santin fosse quello di guardare la gente dall’alto al basso». Il basamento, democratico o meno, ci sarà. E i tempi? «Ora che abbiamo le misure servirà un mese e mezzo per progettare il basamento e presentare il progetto definitivo - chiarisce Lucchi -. Dopo ci vorranno due o tre mesi di fonderia». Alla fine la statua di Santin sarà pronta ad affrontare davvero la bora del prossimo autunno.

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