Santin, ancora nella nebbia la statua al Molo Quarto
«Mi consenta...». L’incipit è da presidente, ma è il resto che lascia a desiderare. Roberto Magris, presidente “da poco” dell’Istituto di cultura marittimo portuale di Trieste (Icmp), preferisce non dire nulla. Né sulla erigenda statua di monsignor Santin (da quasi un anno), né sull’apertura della Sottostazione elettrica (inaugurata lo scorso marzo per restare chiusa). ll jazzista dirigente del settore personale dell’Authority portuale si è trovato catapultato per caso il 23 luglio al posto prima occupato dal magistrato della Corte dei Conti Alfonso Maria Rossi Brigante. E, a tutt’oggi, non se la sente di esprimersi sulla fondazione dell’Autorità portuale che sovrintende al polo museale e a cui è stato erogato dalla Regione nel 2012 un contributo da 110mila euro per erigere in testa al molo IV il monumento commemorativo del vescovo Antonio Santin. «Noi comunque...» prova a dire Magris che però non è “Claudio” e quindi ripiega subito su una formula di cortesia. «In realtà preferirei non dare alcun tipo di informazione in questa fase. Senza essere scortese, essendo un presidente da poco vorrei astenermi dall’esprimermi sull’attività della Fondazione. Prima o poi mi esprimerò, ma mi consenta per ora di rimanere in una posizione defilata» chiude la conversazione il neo presidente dell’Icmp. Non proprio una jam session. Non è che il suo predecessore (che è anche l’unico) fosse loquace. Anzi.
Cosa si può dire allora della statua di Santin e dell’apertura della sottostazione elettrica? Nulla. «Dica che non si sa. Tergiversi ancora un poco...» suggerisce Magris. Prendiamo tempo. Mentre i tempi si allungano e il monumento si accorcia ancora. L’altezza della statua di Santin è scesa ancora di un metro e mezzo/due metri. Il basamento era già stato quasi dimezzato in primavera (da 7 metri a 4). «Tre metri in meno» aveva esultato Bruno Lucchi, lo scultore trentino che si è aggiudicato l'opera per quasi 80mila euro il 21 novembre 2013, e che ama le statue ad altezza d’occhi. Il contratto è stato firmato nel marzo scorso dal presidente Rossi Brigante. Poi più nessuna notizia fino al ribaltone al vertice dell’Icmp. «Mi hanno detto che manca poco. Speriamo sia la volta buona davvero altrimenti andiamo al prossimo anno» aggiunge lo scultore con piglio quasi renziano.
Nel frattempo il monumento è ridotto ancora. Si parla di un basamento di 2 metri o di due metri e mezzo. Quello che avrebbe avuto il via libera anche dalla Soprintendenza. La statua (3 metri di bronzo) si fermerebbe quindi a 5/5,5 metri sul livello del mare. La metà dell'altezza “monstre” di 10 metri (3 per la statua e 7 per il basamento), prevista nel bando originario che rischiava di finire nella "tagliola" dei Beni culturali visto che superava persino il tetto del magazzino del Molo VI. «Non confermo e non nego» afferma sorridente Lucchi in merito all’ulteriore accorciamento del monumento. Ma si capisce che non gli dispiace se il tempo perso sia servito almeno a questo. «Fosse dipeso da me la scultura l'avrei messa a livello del terreno in modo che la gente la possa toccare. È importante colloquiare con l'opera - aveva dichiarato Lucchi a marzo -. Le sculture su basamento diventano dei monumenti. Non credo che lo spirito del Santin fosse quello di guardare la gente dall'alto in basso».
E i tempi della statua? Meglio tergiversare ancora un po’. O improvvisare come nel jazz.
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