Sanità transfrontaliera: nasce il Cup unico

Il centro di prenotazione includerà gli operatori sui due lati del confine per offrire agli utenti un servizio migliore. Slitta la decisione sui finanziamenti
I sindaci di Sempeter, Nova Gorica e Gorizia assieme al presidente del Gect
I sindaci di Sempeter, Nova Gorica e Gorizia assieme al presidente del Gect

Un centro di prenotazione unico (Cup) dei servizi socio-sanitari che includa tutti gli operatori sui due lati del confine. È questo, assieme alla Casa del parto, uno dei progetti più ambiziosi del Gect, il Gruppo europeo di cooperazione territoriale.

Sono passati dieci anni e anche più. Erano gli anni dal 2002 al 2004. Gorizia, Nova Gorica e Sempeter Vrtojba sognavano un futuro comune. Mai come allòra l’aggettivo “transfrontaliero” accompagnava progetti in campo sanitario, ambientale, universitario, economico. Tutto era transfrontaliero. Si riunivano le tre giunte comunali di Gorizia, Nova Gorica e Sempeter Vrtojba e progettavano, progettavano... Poi, però, molte di quelle idee rimanevano tali. Di transfrontaliero (tranne il bus voluto da Giorgio Brandolin e dall’Apt) c’era davvero poco, per non dire quasi nulla.

Poi, è nato il Gect e la collaborazione ha conosciuto un deciso salto di qualità. Anche se il momento probabilmente di maggiore concretezza lo si è vissuto ieri mattina con l’attesissima riunione al Trgovski dom della task force formata dai rappresentanti della Regione autonoma Friuli Venezia Giulia, dalla Regione Veneto e dai ministeri italiani e sloveni competenti. Si tratta, in pratica, dell’organismo che deve decidere se i progetti prodotti (20 i milioni richiesti) sono meritevoli di finanziamento.

Come è andata? «Non è stata ancora assunta una decisione sui fondi. Sono stati esaminate con attenzione le nostre proposte. Sembra essere in pole position - spiega il sindaco Ettore Romoli - il progetto sulla sanità e sullo sviluppo turistico dell’Isonzo mentre qualche difficoltà in più sembra incontrare quello riguardante i trasporti. Che dire? Sono fiducioso perché ho percepito la simpatia che c’è nei confronti del nostro Gect».

I bebè goriziani potranno nascere a Sempeter
L'ospedale di Sempeter, in Slovenia

Fra i progetti c’è quello, molto importante, definito “Costruzione di un network di servizi sanitari transfrontalieri”: un piano che si baserà sulle eccellenze esistenti nei due territori, sull’analisi dei bisogni della salute della popolazione, sulla necessità di una programmazione innovativa dei servizi, indispensabile per un sistema efficace ed efficiente di prossimità e di diritto universale alla salute. Ma entriamo nello specifico. Accanto alla Casa del parto (progetto di cui abbiamo scritto in lungo e in largo) e al cosiddetto “Osservatorio per la gravidanza fisiologica”, ci sono altri due progetti: il primo riguarda la salute mentale e prevede la creazione di un equipe transfrontaliera, la condivisione di alcune prestazioni del Centro di salute mentale di Gorizia e l’attivazione di una struttura residenziale intermedia ad alta assistenza, da realizzare in territorio sloveno. Il secondo, se possibile, è ancora più importante e concreto nel senso che tocca l’intera collettività: l’intesa raggiunta tra i tre Comuni del Gect e i referenti delle aziende sanitarie e ospedaliere punta alla creazione di un network di integrazione sociosanitaria, a partire dalla realizzazione Centro transfrontaliero di prenotazione dei servizi socio-sanitari (Cup), che includa tutti gli operatori sui due lati del confine e consenta agli utenti un migliore accesso agli stessi servizi sociali e sanitari. Tra gli obiettivi, anche il varo di una carta transfrontaliera dei servizi sanitari e la sperimentazione di interventi in aree pilota. Complessivamente, il progetto sanitario vale 8 milioni di euro, che il Gect richiederà all’Unione europea nell’ambito della Programmazione 2014- 20.

E torniamo alla Casa del parto. Si parla di tre anni per realizzare fisicamente la struttura che darà la possibilità alle gestanti che lo desidereranno di effettuare il parto naturale. Dove? Molto probabilmente nell'area del Parco Basaglia o, addirittura, a cavallo del confine: metà in Italia, metà in Slovenia. Tali strutture, infatti, presuppongono la presenza (preferibilmente nelle immediate vicinanze) di un Punto nascita per gestire le eventuali emergenze: siccome a Gorizia il reparto non c’è più, gli eventuali casi complessi e le urgenze verrebbero dirottati a Sempeter.

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