Sanità, sospese Tac e visite per il 17 marzo: interventi rinviati
Niente Tac, la festa è festa. E quella per i 150 anni dell'Unità d'Italia, che capita una volta sola, ferma anche il mondo sanitario. Polemiche
TRIESTE. «Abbiamo aspettato di avere l'assoluta certezza che il 17 marzo sarà un giorno non lavorativo: l'ospedale ha numeri grossi. Se avessimo spostato i pazienti per niente ci avrebbero ammazzato! Così almeno siamo sicuri di non combinare guai». Lo dice il direttore sanitario dell'Azienda ospedaliera, Giampaolo Canciani (nella foto). Ma il risvolto dell'attesa è pesante. Riunioni su riunioni per decidere su quali spalle far pesare le migliaia di telefonate a domicilio che ci sono adesso da fare. «Appuntamento spostato!». Con i problemi che ciò comporta. Gente che non è a casa, e da richiamare più volte, nuovi appuntamenti da concordare, da far quadrare. Anche per interventi chirurgici, naturalmente (sono salve solo le non prevedibili urgenze). «Un lavoro terribile» aggiunge Canciani. Che è stato, per non far torto a nessuno, lasciato ai singoli reparti, e una parte anche al Cup. Ciascuno se la vedrà coi propri prenotati. Dunque da ora in poi chi aveva in previsione un'andata a Cattinara o al Maggiore deve aspettarsi una chiamata personale. Meglio tenere l'agenda sotto mano.
di Gabriella Ziani Niente Tac, la festa è festa. E quella per i 150 anni dell'Unità d'Italia, che capita una volta sola, ferma anche il mondo sanitario, che non per niente è servizio «nazionale». Mezza città prenotata da rimandare ad altra data, o già scritta su altre agende. Il 17 marzo, festività unica e speciale, per la Sanità diventa a tutti gli effetti come una domenica.
Medici e servizi a ranghi ridotti. Chiusi tutti gli uffici amministrativi di Azienda ospedaliera e sanitaria, chiuso il Cup e chiuso l'Ufficio relazioni con il pubblico. Chiusi gli ambulatori, aperti solo i servizi di emergenza, le Rsa, e attiva l'assistenza domiciliare come sempre. Chiusi anche i servizi sanitari privati e convenzionati, gli studi di radiologia, i vari laboratori di analisi. Chiusa anche la Salus, e chiuso il Sanatorio triestino. Chiusi pure gli ambulatori dei medici di famiglia, chi ha bisogno di aiuto dovrà rivolgersi alla Guardia medica a partire dalle 10 del mattino.
In questi giorni per informazioni ci si può comunque rivolgere ai numeri 040.399.4035 o 030.399.2237. Il dibattito politico un po' confuso ha messo in giro però qualche ansia. Come fidarsi di non fornire prestazioni a migliaia e migliaia di persone se poi la vacanza nazionale salta e prevale il provocatorio diktat padano del «chi non lavora non mangia»? E come lasciare tutto aperto se poi arriva l'ordine di Stato di onorare lo Stato? Sono state prese in considerazione, sul filo del rischio calcolato, entrambe le opzioni.
L'Azienda sanitaria ben per tempo ha chiuso le agende di prenotazione per il 17 marzo, e spostato gli appuntamenti precedentemente fissati. Così il Cup non ha prenotato nemmeno dai convenzionati. «Tanto - sospira Adele Maggiore, il direttore sanitario - è più difficile chiudere che aprire. Fosse arrivato ordine contrario, la gente si sarebbe subito riversata di nuovo nelle strutture sanitarie». Viceversa, trovando chiuso all'improvviso, si sarebbe inferocita.
È andata bene anche alla Salus: «Ci saranno forse meno di 10 persone da spostare di qualche giorno - conta l'amministratore delegato Guglielmo Danelon -, per fortuna le prenotazioni erano state già bloccate. Diciamo che ci è andata bene». Al Sanatorio triestino? «Non abbiamo nessuno da spostare ad altra data - riferisce la presidente del Consiglio di amministrazione Bruna Catalani -, le agende sono state chiuse dall'Azienda sanitaria e noi per parte nostra abbiamo rimandato interventi chirurgici programmati». Uno studio radiologico esterno conferma: «Saremo chiusi, ma lo slittamento degli appuntamenti è solo alla settimana successiva».
Un laboratorio di analisi: «Già da un mese abbiamo il cartello alla porta: il 17 non si lavora». Invece l'Azienda ospedaliera ha aspettato la certezza ufficiale e più assoluta. Appena adesso (come detto qui a parte) comincia una vera e propria maratona di telefonate a casa, ai pazienti da ri-prenotare. Un lavoro definito immane: eslusi gli interventi chirurgici, gli ospedali forniscono ogni anno ben più di 2 milioni di prestazioni varie tra raggi, visite, esami, dialisi, controlli. Ovvero migliaia al giorno.
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