Sanità senza frontiere: nasce a Gorizia il centro per le mamme italiane e slovene

GORIZIA «L’inaugurazione è imminente». Antonio Poggiana, direttore generale dell’Azienda sanitaria universitaria giuliano isontina, è sicuro e manifesta soddisfazione. Il centro per la salute della donna sta per diventare realtà, dopo un percorso piuttosto lungo e tortuoso.
Sarà un servizio, di respiro transfrontaliero, che non ha eguali: la prima e più importante applicazione pratica della collaborazione in campo sanitario fra Italia e Slovenia. La struttura, semplificando al massimo, «fornirà cure pre e post-parto - dettaglia l’assessore comunale al Welfare, Silvana Romano -. Ci saranno una piscina, una palestra e spazi comuni dove si svolgeranno le attività di incontri di gruppo con le ostetriche, ginnastica e acquaticità per le gestanti anche assieme ai neonati. È decisamente un’ottima iniziativa».
L’investimento
Il centro per la salute della donna è stato realizzato nel compendio del Parco Basaglia, in via Vittorio Veneto, a due passi dalla linea confinaria: è il frutto dei lavori di ristrutturazione e ampliamento dell’immobile denominato “corpo di collegamento fra le palazzine C e D”. La Regione ha contribuito alla sua concretizzazione con un finanziamento che sfiora i 2 milioni (1.909.327,16 euro per essere precisi al centesimo). In parallelo, il Gruppo europeo di cooperazione territoriale (GectGo), grazie al progetto Iti “Salute-Zdravstvo” finanziato ancora nell’ambito del Programma Interreg Italia–Slovenia 2014-2020, ha potuto assicurare ulteriori 500 mila euro.
In questa struttura, la prima del genere di respiro transfrontaliero, potranno accedere donne da tutto il territorio, sia sul versante italiano provinciale sia su quello sloveno.
I professionisti
Si tratta di servizi, annota Asugi, che supporteranno le donne e i neonati favorendo «il necessario rapporto continuativo» con le ostetriche, ma ci sarà anche un confronto con le altre gestanti.
In parallelo, anche nel limitrofo ospedale generale di Šempeter Vrtojba, a breve distanza dal confine, ci sono stati, nel recente passato, interventi riguardanti il reparto di maternità del nosocomio “Dr. Franca Derganca” che, negli ultimi anni aveva beneficiato, sempre grazie al Gruppo europeo di cooperazione territoriale (GectGo), di un investimento totale di circa 450.000 euro. Soldi che erano serviti a ristrutturare cinque stanze con gli appositi bagni e l’intero corridoio del reparto.
L’iter a ostacoli
Il percorso verso la realizzazione del centro per la salute della donna, dicevamo, è stato particolarmente tortuoso. L’iter è stato pieno di ostacoli. Era il 2015 (la denominazione era ancora “Casa del parto”) quando venne annunciato dalle istituzioni, evidentemente con eccessivo ottimismo, che tutto sarebbe stato pronto entro il 2017. Poi, rivisti tutti i cronoprogrammi, si era arrivati a dire che il Centro per la salute della donna transfrontaliero, a cavallo del confine, doveva diventare realtà entro febbraio 2023. Siamo nell’aprile 2024 e in fondo al tunnel c’è, finalmente, la luce.
Come rimarca l’Azienda sanitaria, tale struttura costituisce una sorta di unicum a livello nazionale. È il risultato di un certosino lavoro di approfondimenti e di conoscenza maturato negli anni. Importante anche il confronto con realtà similari già presenti in Olanda e in Danimarca.
Uno spazio che ha, fra le sue vocazioni, anche quello di diventare un luogo ricreativo adatto per le famiglie in cui potersi dedicare alla lettura, ai laboratori, al ricamo, tanto per fare alcuni esempi pratici. E poi, ci sarà anche la piscina che consentirà di attivare il corso in acqua con i bambini che già si svolgeva all’ospedale San Giovanni di Dio di via Fatebenefratelli.
Riproduzione riservata © Il Piccolo