Sanità, primo rebus. Caccia all’assessore tra veti e paure
TRIESTE È l’assessorato che vale oltre la metà del bilancio regionale. Ed è la materia su cui Debora Serracchiani ha portato a casa le norme, non il consenso. La sanità: un moloch che nel 2018 incide sulle casse regionali per 2.623 milioni, welfare compreso. Massimiliano Fedriga, sul tavolo, ha più di un nodo da sciogliere. Innanzitutto la maggioranza di centrodestra dovrà calibrare i cambiamenti di una riforma la cui impostazione era stata in parte condivisa, ma che ha zoppicato nella fase dell’applicazione. Poi si tratterà di valutare se ripristinare l’Agenzia regionale cancellata da Tondo nel 2009. E c’è chi dice che si dovrà infine verificare l’opportunità di un ritorno sotto il cappello del sistema sanitario nazionale. A chi affidare questi compiti? La prima impressione, a sentire i diretti interessati, è che sarà una “rogna” anche solo trovare qualcuno disposto ad accettare l’incarico.
Paolo Bordon per esempio, già direttore generale nell’Azienda sanitaria 5 Bassa friulana e poi a Pordenone, dice di stare «benissimo» dov’è, vale a dire a dirigere l’unica azienda della Provincia di Trento, «un modello che funziona». Bordon, che assicura di non essere stato contattato dall’amministrazione regionale entrante, non pare tentato nemmeno dal ruolo di direttore centrale: «C’è parecchia confusione nel sistema sanitario Fvg, lo dimostrano situazioni mai viste prima nella storia della regione. Penso ai dati sulla copertura vaccinale che ci vedono penultimi in Italia, perfino dietro alla Sicilia, peggio di noi ha fatto solo la Provincia di Bolzano, che ha una tradizione “no vax”. Né è un bel segnale che le aziende abbiano approvato i bilanci preventivi a fine aprile, in grave ritardo rispetto al solito». A dire «no grazie» a un’eventuale chiamata sarà probabilmente anche Gianpiero Fasola. Monfalconese, classe 1957, Fasola, all’epoca militante della Lega Nord, è stato assessore alla sanità tra il 1993 e il 1996, firmando un pacchetto di leggi che hanno profondamente rinnovato sanità e welfare del Fvg. Il diretto interessato non si tira fuori («Se me lo chiedono, ci penserò») ma, da direttore del dipartimento di Oncologia a Udine, spiega anche di voler continuare a fare il suo mestiere. E aggiunge la preoccupazione sulla consapevolezza della necessità di cambiare: «Come cittadino e operatore, mi auguro che le scelte sulla sanità siano più serie di quelle fatte finora, che ho più volte criticato in sedi pubbliche anche davanti ai responsabili e non per ragioni politiche. Chi sta in trincea ha bisogno di un cambio sostanziale di approccio, ma invertire la rotta richiede un lavoro di squadra complesso, non so se ci saranno le condizioni per intervenire come la difficile situazione nella quale ci troviamo imporrebbe».
A voler cambiare le cose è anche un altro esponente della medicina udinese, Giovanni Barillari, responsabile della struttura di Malattie emorragiche e trombotiche. Eletto in Consiglio regionale nel 2013 con l’Udc, transitato in Ar e infine nel Misto, primo degli eletti per Fi alle comunali di Udine, si dice «a disposizione». La riforma? «Le linee di indirizzo sono state votate da tutti, ma non è ancora possibile dare una valutazione dato che la legge non è finora stata applicata. Io ora guarderei oltre. Alle tre aree vaste e al recupero di una proposta fatta dai banchi dell’aula: il ripristino dell’Agenzia». Barillari promuove anche il “consiglio permanente” proposto da Fedriga: «Mi permetto di suggerire di avvalersi di rappresentanti delle società scientifiche per ogni specialità, così evitiamo gli amici degli amici». E invita alla riflessione sul tema dell’autonomia: «Il finanziamento regionale ci costa 200 milioni l’anno. Credo sia una spesa poco razionale se la scelta autonomista non ci consente alcuna libertà in tema di parametri e standard, a partire dai posti letto».
Tra i nomi dei possibili assessori si è parlato di Riccardi, ma Fedriga abbinerà le deleghe alle competenze personali. Nessuna chance, a quanto si sussurra, nemmeno per un altro esponente di area forzista, Walter Zalukar, medico triestino per anni responsabile del Pronto soccorso, marito della neosenatrice Laura Stabile e primo dei non eletti nella lista forzista a Trieste. Con un incarico già importante in famiglia, ma anche per le possibilità ridotte per Fi di ottenere un secondo assessore oltre a Riccardi e alla presidenza del Consiglio prenotata per Romoli, Zalukar viene considerato fuori dai giochi. In corsa pare essere l’assessore di Monfalcone Sebastiano Callari. Specialista urologo a Gorizia, tessera leghista in tasca, foto con Fedriga nel profilo Fb, devolve l’indennità da assessore a un fondo per le cure di indigenti.
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