Sempre meno medici di base: nasce il quarto Asap a Gorizia
La Fimmg: «Così viene a mancare il rapporto continuativo con il paziente». Un “no” deciso alla proposta di rendere i professionisti lavoratori dipendenti

Gli Asap sono quegli ambulatori nati in modo provvisorio diventati però strutturali, con giovani medici, spesso neolaureati, che visitano a rotazione i pazienti. Dovevano essere, gradualmente, dismessi. Ma oggi, a Gorizia, se n’è aggiunto un quarto.
Dopo il Comitato salute pubblica, a prender posizione oggi è la Federazione italiana medici di medicina generale (Fimmg) che esprime, al tempo stesso, il suo “no” nei confronti della riforma che vuol far diventare i medici di famiglia dipendenti. «La proposta di modificare il ruolo giuridico del medico di medicina generale, e trasformarlo in un dipendente del Servizio sanitario nazionale - tuona la segreteria provinciale Adriana Fasiolo - è motivo di ampia discussione. Nell’Isontino, possiamo ritenerci antesignani nella sperimentazione di una figura di Mmg molto vicina alla dipendenza. L’Ambulatorio sperimentale di assistenza primaria, infatti, ne è l’esempio concreto. Nell’Asap operano medici a turno, analogamente appunto al rapporto lavorativo della dipendenza. E a Gorizia, intanto, è stato aperto il quarto ambulatorio di questo tipo... Oggettivamente rivolgersi a un medico, seppur competente e preparato, che è quel giorno di turno è decisamente diverso rispetto al “tuo” medico di riferimento, a quel professionista cioè che nel tempo è entrato un po’ nella tua vita e che, grazie a ciò, ha la capacità di cogliere aspetti che non possono essere sempre facilmente visibili a chi oggi è di turno e domani non lo è».
Continua Fasiolo: «La “dimensione tempo” (come correttamente sottolinea il dottor Simon, ex direttore generale dell’Asufc, l’Azienda sanitaria universitaria Friuli centrale sul Quotidiano Sanità) è un aspetto trascurato dai decisori e, invece, rappresenta un valore aggiunto di grande importanza. La conoscenza nel tempo del paziente, della sua storia e del suo contesto familiare evita indagini inappropriate, favorisce la cosiddetta “presa in carico” (ovvero il seguire la persona in tutte le fasi della malattia) e rappresenta, pertanto, un’appropriatezza di approccio che un rapporto saltuario non può offrire. Di questa opinione è il cittadino: un breve sondaggio che in regione è stato effettuato sabato scorso ha evidenziato come su 2.135 cittadini ben 1.600 hanno risposto di ritenere fondamentale avere un medico di riferimento, ovvero il 75,9 per cento e alla domanda se vi fosse ad ogni visita un medico di famiglia diverso, ben il 91,8% degli intervistati si è dichiarato contrario, preferendo il “proprio medico”».
Secondo la Fimmg, «la longevità della nostra popolazione, oltre alle migliori condizioni di vita e all’evoluzione delle scoperte in campo medico, è da ricondursi anche a quanto ha seminato nel tempo la medicina generale, in cui l’umanizzazione dell’approccio medico e la conoscenza nel tempo hanno rappresentato aspetti cardine. Il medico di medicina generale, istituito con la legge 833 nel 1978 è il primo contatto con il sistema sanitario pubblico e la sua scomparsa rappresenterebbe il rischio di perdere la garanzia dell’equità nell’approccio alla salute sancita dall’articolo 32 della Costituzione. Sarebbe l’inizio di un nuovo corso, dove chi ha disponibilità economiche potrebbe rivolgersi a un medico privato con cui instaurare nel tempo un rapporto di fiducia. E chi non può permetterselo?». —
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