Sanità Fvg. «Meno posti letto e stop ai doppioni»
TRIESTE. Dopo i tagli in Finanziaria partirà il processo di ridimensionamento della rete ospedaliera. Meno posti letto e via i doppioni nelle Anatomie e Chirurgie, ad esempio, o nelle Ortopedie: un punto fermo della riforma che la giunta Serracchiani si prepara a varare. La bozza sarà pronta tra gennaio e febbraio. Ci sta lavorando su Adriano Marcolongo, il nuovo direttore centrale Sanità che, innanzitutto, difende la riorganizzazione della sua direzione messa in dubbio dai sindacati. Ma rilancia soprattutto sul futuro provvedimento destinato a rivoluzionare il settore in Fvg. E apre anche all’ipotesi unificazione tra l’azienda sanitaria di Trieste e Gorizia.
Prima di trovarsi con una riorganizzazione della direzione centrale, i sindacati avrebbero voluto avere una riforma in mano per capire quale tipo di Sanità immagina la giunta. Come risponde?
Nella riorganizzazione ho avuto mandato dall’assessore Telesca, nella mia completa autonomia di dirigente, di tener conto di tre criteri: operare scelte coerenti con la legge 17 (il ddl che abrogava la riforma Tondo e conteneva le linee guida, ndr), piena autonomia nella scelta dei dirigenti basata sul criterio dell’assoluta competenza e, terzo punto, creare nuove professionalità del management nella prospettiva dei cambiamenti futuri.
In preparazione della riforma?
Sì, perché uno dei punti fondamentali della riforma sarà lo sviluppo dell’assistenza primaria, territoriale e distrettuale. Su questo servirà un professionista che si dedichi a tempo pieno ai servizi.
Ora lei ha completo potere nella scelta dei collaboratori e incarichi. Da dove nasce l’esigenza?
Se uno è responsabile del risultato deve anche scegliersi i collaboratori, non le pare? È un principio generale, questo. Rispetto alle altre direzioni noi però abbiamo una legge del 2010 che dà autonomia al direttore generale, in coerenza con gli indirizzi politici e i tre principi elencati.
È intenzionato a chiamare manager che lavoravano con lei in Veneto?
Ho scelto sono persone del sistema regionale. Se ci si riferisce al dottor Pilati, che aveva lavorato in Veneto, va ricordato che era già direttore nell’azienda ospedaliera di Pordenone.
Tutti invocano la riforma: per ora però ci sono solo alcune linee guida e la cancellazione della norma Tondo. Quando sarà pronto il provvedimento?
La direzione centrale contribuirà all’elaborazione della legge, noi siamo la parte tecnica. Poi ci sarà la parte del Consiglio regionale, della Commissione e della giunta. Tra gennaio e febbraio dovremo definire contenuti, tempi e modalità di procedura della riforma che la presidente e l’assessore hanno sottolineato tra le priorità di quest’anno.
Entro l’estate vedremo il ddl?
Il potere è del Consiglio, ma dal punto di vista tecnico è auspicabile, anche perché il sistema ha una necessità impellente di una riprogrammazione dell’offerta dei servizi.
Nella riforma su cosa si interverrà concretamente?
È una rivisitazione anche dei servizi ospedalieri e distrettuali, in attuazione della legge Balduzzi, con un ridimensionamento dell’offerta. Bisogna portare l’ospedale per acuti da 3,8 a 3 posti letti ogni mille abitanti. C’è quindi la necessità di ripensare la rete degli ospedali. Di conseguenza, se devo ridurre i letti, si tolgono i doppioni nelle Anatomie e Chirurgie, ad esempio, o le Ortopedie. Cioè quanto non risponde più alle esigenze dell’attuale domande di salute.
Quante aziende prevede?
È una domanda a cui preferirei non rispondere perché riflette un pensiero di visione politica. Posso dire che c’è chi sostiene che conviene concentrare molto, con l’azienda unica. Ma ci vuole un giusto dimensionamento, con aziende medio-grandi, che consenta una maggiore ottimizzazione delle risorse, un’aggregazione di servizi e competenze.
In quest’ottica possiamo immaginare un’unificazione tra l’azienda sanitaria di Trieste e Gorizia?
Tecnicamente sì, è possibile.
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