Sanità Fvg “in rosso”: buco da 30 milioni grazie al tesoretto segreto

Stime riviste al ribasso per effetto dei 50 milioni accantonati e non distribuiti. Il debito isontino batte quello di Trieste
Pazienti in attesa al Pronto soccorso dell’ospedale di Cattinara, struttura dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste
Pazienti in attesa al Pronto soccorso dell’ospedale di Cattinara, struttura dell’Azienda sanitaria universitaria integrata di Trieste

TRIESTE Il buco della sanità previsto per il 2019 vale trenta milioni. Le Aziende sanitarie lo avevano stimato per la verità in ottanta milioni ma, da quanto trapela, commissari straordinari e direttori generali avevano chiuso il bilancio semestrale e le previsioni per fine anno senza sapere che l’assessore alla Salute Riccardo Riccardi aveva pensato di non distribuire una cinquantina di milioni, proprio per costringerli a risparmiare.

E così, dopo una settimana in cui nella Direzione centrale sono volate parole grosse, il bilancio preventivo si è chiuso con un rosso a tinte meno forti di quanto circolava per i corridoi delle Aziende sanitarie giorni fa. Il rosso da ripianare a fine anno peserà 30 milioni, se la dinamica della spesa si manterrà simile a quella registrata nel primo semestre. La cifra suddivisa per azienda dà i risultati seguenti: -5,2 milioni nell’Azienda sanitaria universitaria di Trieste, -6,9 milioni nell’Azienda Bassa friulana Isontina, -3,5 milioni nell’Azienda Alto Friuli Collinare Medio Friuli, -5,8 nell’Azienda udinese e -8,1 in quella pordenonese.

Il totale esatto fa 29,5 milioni e Riccardi esulta per aver ridotto l’andamento del deficit, anche se la scelta del vicepresidente suona in verità come una prova di sfiducia nei confronti dei manager alla guida delle Aziende. Il retropensiero è che i direttori spendono tutto ciò che hanno in cassa e dunque Riccardi ha preferito distribuire qualche risorsa in meno, evitando di tirar fuori dal cassetto cinquanta milioni già presenti nel bilancio della sanità regionale. Fondi tenuti da parte per costringere i dirigenti a mandare avanti la macchina con qualche risorsa in meno. La cifra accantonata proviene dai 22 milioni del cosiddetto fondo accentrato (una riserva per eventuali emergenze voluta dall’assessore), 13 milioni inseriti nell’assestamento di bilancio, 5 milioni per le case di riposo e 10 per i rinnovi contrattuali.

Soldi arrivati ora a lenire un buco che è stato inizialmente quantificato in ottanta milioni. Secondo quanto diffuso dalla Direzione centrale, i trenta milioni corrispondenti al deficit effettivo sono dovuti per 12 milioni ai costi dei farmaci (in particolare oncologici, emofiliaci e per la fibrosi cistica), per 5 ai nuovi fabbisogni di posti letto nelle case di riposo, per 4 all’effetto trascinamento del nuovo contratto di lavoro del comparto e per 8 ai dispositivi medici (nuove tecnologie per diabete, protesi vascolari ecc.), di cui tuttavia le linee di gestione prevedono una riduzione non centrata. Il conto finale include ad ogni modo già i 10 milioni necessari per le assunzioni, che non dovranno dunque essere aggiunti qualora l’auspicata modifica del decreto Calabria consenta al Friuli Venezia Giulia di non procedere alla riduzione dell’1% del costo del personale. Una misura quest che la giunta si è detta pronta a impugnare davanti alla Corte costituzionale.

Dopo il rosso da 60 milioni ripianato alla fine del 2018, Riccardi rivendica «il dimezzamento rispetto all’esercizio precedente. Invertiamo la tendenza dell’ultimo quadriennio in un solo anno: un buon risultato sul quale però dobbiamo proseguire». Nello specifico, la stima 2019 abbatte l’aumento dei costi della spesa sanitaria all’1, 2% dei 2,3 miliardi che compongono il bilancio regionale. Il dato è il più basso dal 2014. «Leggendo i numeri in prospettiva – ragiona Riccardi – nel 2018 si era registrato un aumento dei costi del 2,7% (sull’anno precedente, ndr). Prendendo a riferimento la sequenza dal 2014 al 2018 la media dell’aumento si è attestata ad un +2,2%. Significa che in un solo anno siamo riusciti ad incidere con un 1% sul contenimento dei costi che arriva all’1,5% se si prende il 2018 come riferimento».

Eppure non basta. E pare che lunedì scorso i muri della Direzione abbiano tremato durante la riunione organizzata tra Riccardi e i manager della sanità regionale, durante la quale l’assessore ha chiesto di moltiplicare l’impegno su una riduzione dei costi considerata insufficiente. E così il segretario di Progetto Fvg Ferruccio Saro non esita a manifestare «preoccupazione sul contesto complessivo della sanità: una serie di obiettivi come la riqualificazione della spesa e dei servizi, l’aumento del ruolo del privato e la riduzione delle liste d’attesa vanno avanti troppo lentamente. Sulla sanità Debora Serracchiani ha perso le elezioni e non vorrei che la sanità minasse l’esito positivo anche di questa legislatura». Fuoco amico sulla gestione Riccardi. —


 

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