Salvini: «Secessione battaglia legittima ma oggi Bruxelles è peggio di Roma»

Il segretario della Lega Nord, oggi in Friuli, difende i venetisti in carcere e rilancia la sfida anti euro. «Il 40% degli italiani non lo vuole. Dialogo con i grillini? Bravi a spaccare i monti solo a parole»

TRIESTE. «Le idee si contestano, non si processano», sintetizza Matteo Salvini su Facebook. L’ennesima presa di posizione contro gli arresti degli indipendentisti veneti. «Giù le mani da gente pacifica», ribadisce il segretario della Lega Nord, oggi a Buia, assieme all’economista Claudio Borghi Aquilini, in un’altra tappa del tour “Basta Euro”, occasione anche per annunciare il congresso Fvg entro qualche mese.

«Entrare in farmacia a mezzanotte e sentir dire da due distinti signori mai visti prima “Salvini, tenete duro, ci vuole l'indipendenza” non ha prezzo», insiste il numero uno padano sostenendo la tesi della legittimità della protesta e dell’ingiustizia, al contrario, dell’arresto di 24 persone «senza una prova seria».

Sicuro?

Più leggiamo le 200 pagine che motivano quei provvedimenti e più ci pare una vicenda incredibile. Sempre con la premessa che la violenza non deve mai esistere. Domenica saremo a Verona per una manifestazione che si intitola “Pacificamente liberi”.

Gli inquirenti parlano però di terrorismo, eversione dell’ordine democratico e fabbricazione di armi da guerra. Forse qualcuno ha cavalcato la protesta nella direzione sbagliata?

Li hanno indagati, intercettati e seguiti per due anni. Non hanno trovato niente se non la ruspa travestita da carro armato che va a due chilometri all’ora. Non ci fosse il dramma di 24 persone in galera, ci sarebbe da ridere. In realtà c’è da preoccuparsi davanti a uno Stato che incarcera dalla sera alla mattina non violenti che hanno il solo torto di proclamarsi indipendentisti.

I contenuti di questa battaglia che basi hanno?

Ho vinto il congresso con lo slogan “Futuro è indipendenza”. Catalogna e Scozia voteranno un referendum in autunno, ci sta arrivando anche il Veneto e in Lombardia ci proviamo con lo statuto speciale. Se lo Stato non dà risposte, è giusto che i territori si organizzino autonomamente.

L’esempio della Catalogna è un modello perseguibile?

Certo, come tutto ciò che è scelta democratica dei cittadini. Se al posto di Barcellona metti Milano, e in quello di Madrid Roma, la musica non è troppo diversa. Dopo di che, rispetto alle nostre battaglie di 15 anni fa, oggi c’è anche Bruxelles, che è pure peggio di Roma. Più arrogante e persecutoria.

È d’accordo con chi parla di attacco alla specialità?

Renzi si muove apertamente per riportare a Roma soldi e competenze delle regioni. Anche il Fvg tra non molto ci andrà di mezzo. La strategia di una parte della sinistra è chiara: non portare tutte le regioni allo stesso livello, ma togliere autonomia a chi ne ha per statuto. Noi faremo le barricate.

La specialità Fvg le sembra gestita con responsabilità?

Quando arrivo nella vostra regione o in Trentino Alto Adige è come entrare a scuola. La gestione del territorio e il ritorno di buona parte dei tributi nelle casse locali sono esempi virtuosi.

Come sta andando il tour contro l’euro?

Per il momento abbiamo fatto cinque tutto esaurito. Gratis, contrariamente a Beppe Grillo che fa pagare.

Il messaggio attecchisce?

Non ci credevo fino a questo punto. Stiamo suscitando interessa anche tra tanti non leghisti. Un ultimo sondaggio, del resto, stima che il 40% degli italiani uscirebbe dalla moneta unica domani mattina. Siamo da soli, ma quanto meno abbiamo seminato idee.

C’è un po’ di rimpianto nel non aver avviato prima una campagna del genere, quando eravate al governo?

Siamo stati gli unici a votare contro il fiscal compact. Che questa Europa puzzasse di bruciato Bossi lo denunciava dai primi anni Novanta.

Adesso lo dite a ridosso delle elezioni europee.

Un appuntamento che diventa un referendum: pro o contro l’euro. Da una parte i Renzi, i Berlusconi, gli Alfano, i Monti, i Casini. Dall’altra alcuni matti, che sono sicuri di averla vista giusta e vogliono salvare il Paese dal disastro.

Quanto vi giocate nel voto di maggio?

Tanto. Ma, più che come Lega, come Italia. Soprattutto come Nord, perché l’euro ha danneggiato in particolare l’economia delle nostre regioni. È l’ultima occasione per cambiare rotta. O l’Europa svolta adesso oppure ci dobbiamo aspettare altri cinque anni di cura Merkel. Sarebbero letali.

Rispetto a quando l’ha presa in mano, la Lega si sta risvegliando?

Sì, ed è merito di una squadra che ha ripreso a correre. I dati sui cinque referendum che abbiamo lanciato sono incredibili: in dieci giorni di raccolta abbiamo già superato le 100mila firme. Riuscissimo a portare gli italiani al voto per cancellare le leggi Fornero e Merlin, sarebbero due grandi passi di civiltà.

I rapporti con gli ex alleati?

A livello locale buoni. In Parlamento, invece, il comportamento di Fi e Ncd è a volte inspiegabile. Dal reato di immigrazione clandestina allo “svuotacarceri”, fino all’euro siamo l’ultimo baluardo del centrodestra.

Che ne pensa della riforma del Senato?

Una boiata. O non serve e allora lo si cancella. O serve e allora va eletto, non nominato. Napolitano ha il ruolo di un senatore romano che nomina i cavalli.

Fiducia in Renzi?

Buone premesse e promesse. Ma gli esordi in Europa sono stati allarmanti e ora lo aspettiamo al varco. Sfidandolo sui temi referendari. È a caccia di soldi e li può recuperare sia sulle prefetture sia sulla Merlin. Mandare gratis i bambini italiani all’asilo nido costerebbe un miliardo, tassare la prostituzione ne produrrebbe quattro.

Ci sono prove di dialogo della Lega con il M5S?

Ci abbiamo provato, ma i grillini spaccano le montagne solo a parole.

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