Salvini in Questura invoca le manette: «Chi ruba qui le deve avere». In serata commemorazione nel consiglio comunale

 La visita al mattino del leader del Carroccio seguita alla sera  da un'assemblea civica interamente dedicata alla tragedia
Lasorte Trieste 07/10/19 - Consiglio Comunale, Commemorazione Poliziotti
Lasorte Trieste 07/10/19 - Consiglio Comunale, Commemorazione Poliziotti

TRIESTE. A pochi giorni dalla mattanza della Questura, Matteo Salvini vola su Trieste. Il capo della Lega arriva in città al mattino presto e, dopo l’incontro col questore, parla a lungo con la stampa delle sue soluzioni: più soldi, più poliziotti, manette più facili. L’ex ministro dell’Interno parla degli agenti come dei «colleghi»: «Bisogna ripartire dal concetto che chi indossa la divisa va sempre protetto», anche in riferimento «alle decine di agenti accusati di presunte torture nei confronti dei detenuti».

Il leader del Carroccio parla anche della fiaccolata a cui hanno partecipato migliaia di persone: «Io Trieste la conosco, ma magari uno abitando lontano può pensare sia una città un po’ chiusa, un po’ fredda. Per quanto possa valere ringrazio i triestini a nome dei colleghi, dei famigliari e degli amici. La manifestazione ha lenito almeno in parte l’enorme dolore. Ringrazio la comunità per come ha risposto».

Salvini definisce la sua visita «un doveroso omaggio a Matteo e Pierluigi e ai colleghi», ovvero i poliziotti. Ha proseguito: «Il dovere è capire come lavorare sempre di più e meglio e sperare che la politica tiri fuori i soldi. Noi abbiamo speso tre miliardi di euro l’anno scorso per aumentare il numero di forze dell’ordine e il loro equipaggiamento.

Speriamo che chi ci ha seguito non tagli e quantomeno stanzi la stessa cifra». Salvini ha parlato anche di manette: «Se uno entra in Questura sospettato di aver rubato, sparato, scippato, rapinato, deve poterci entrare ammanettato senza che si apra un dibattito sui diritti del povero delinquente». Per Salvini «Pierluigi e Matteo hanno fatto fino in fondo il loro dovere e mi fa schifo chi apre i dibattiti su eventuali incapacità o improvvisazioni e inesperienze. Stessero zitti e portassero rispetto».

Salvini ha dichiarato che non sono necessarie commissioni parlamentari: «Bisogna dare più soldi e più tutele. Intendo anche tutele morali». Ha specificato: «Nelle carceri italiane ci sono decine di agenti e poliziotti sospesi per presunti episodi di tortura o di violenza nei confronti dei detenuti. E immaginate come lavorano queste donne e questi uomini della penitenziaria. Bisogna ripartire dal concetto che chi indossa una divisa va sempre tutelato. Poi chi sbaglia paga, divisa o non divisa, ma oggi spesso funziona il contrario. Non serve una commissione parlamentare per decidere che poliziotti e carabinieri vanno protetti».

Salvini ha poi condannato la politica del governo sui migranti, deplorando la «riapertura dei porti», che «rischia di essere un disastro per la stessa Trieste e per il Fvg, dove noi avevamo iniziato un percorso di alleggerimento». A La7 il capo della Polizia Franco Gabrielli ha sottolineato che non bisogna applicare etichette politiche alle forze dell’ordine: «Ho passato 15 mesi a spiegare che la polizia non è salviniana o della mia cara amica e collega Lamorgese. È un’istituzione del Paese e se la lasciamo al riparo da queste etichettature facciamo un piacere al Paese».

Il Consorzio italiano di solidarietà (Ics), che gestisce l’accoglienza a Trieste, scrive invece in un comunicato che «le proposte di Salvini, il quale vuole che i sospettati di qualunque reato, anche minore, vengano condotti in Questura sempre ammanettati, sono inattuabili perché contrarie ai principi fondamentali dello Stato di diritto».

Il presidente regionale Massimiliano Fedriga ha ringraziato Salvini per la visita e ha aggiunto: «Adesso, chi ha voluto fare polemica dal nulla, semplicemente per avere un po’ di visibilità, abbia la cortesia di stare zitto e di riacquisire un po’ di dignità».

In serata il Consiglio comunale di Trieste ha dedicato una seduta esclusivamente alla commemorazione degli agenti. Erano presenti i famigliari di Demenego, al cui ingresso in aula tutti i presenti si son alzati in piedi. Assieme a loro il prefetto Valerio Valenti, il questore Giuseppe Petronzi, il vescovo Giampaolo Crepaldi e i vertici delle forze dell’ordine. Dopo aver ricevuto la parola dal presidente Francesco Panteca, il sindaco Roberto Dipiazza ha tenuto un’orazione: «Agenti Matteo Demenego e Pierluigi Rotta, grazie. Grazie per l’impegno che avete svolto, grazie per la divisa che indossate, grazie per tutto ciò che rappresentate. Noi tutti, grazie agli uomini e alle donne della polizia di stato e di tutte le forze dell’ordine, ci sentiamo al sicuro».

Ha detto ancora Dipiazza: «Sono centinaia i telegrammi che stanno arrivando al Comune di Trieste da associazioni e amministrazioni di tutta Italia, così come sono migliaia i messaggi di vicinanza dei cittadini alla polizia di stato e alle forze dell’ordine». Dipiazza ha fatto riferimento anche al tema delle manette, suo cavallo di battaglia dal giorno stesso della mattanza: «La giustizia ora farà il suo corso. Ognuno di noi avrà modo di riflettere rispetto a quel buonismo ipocrita che con regolamenti e protocolli limita l’azione dei nostri agenti che, ribadiamolo, con il loro lavoro e sacrificio tutelano l’ordine, la sicurezza, la libertà e la democrazia».

Dopo la seduta i consiglieri e la giunta hanno deposto una corona di fiori nel famedio della Questura.
Nel frattempo in tutta Italia si susseguono le manifestazioni di solidarietà nei confronti degli agenti e della polizia. Una fiaccolata si è tenuta a Roma e un’altra a Napoli. Interviene anche l’Associazione nazionale magistrati: «I magistrati italiani, colpiti e addolorati per il delitto che ha tolto la vita agli agenti della Polizia di Stato Pierluigi Rotta e Matteo Demenego, esprimono la più sentita vicinanza ai loro famigliari e all’istituzione tutta, riconoscenti per il quotidiano, generoso servizio a difesa della sicurezza dei cittadini e a presidio della legalità, anche a rischio di sacrifici estremi».


 

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