Salvini: «E ora Conte se ne deve andare. A Trieste appoggiamo l’ottimo Dipiazza»
TRIESTE «Ce ne hanno fatte tante, ma siamo ancora qua». Matteo Salvini cita Vasco Rossi nel giorno in cui Giuseppe Conte sale al Colle per aggiornare Sergio Mattarella sull’operazione di necessario e urgente consolidamento della maggioranza dopo la sofferta partita al Senato di martedì. Una giornata, quella di ieri, comprensibilmente frenetica. Il segretario della Lega, tra riunioni e telefonate anche con i colonnelli sui territori, ribadisce la linea del partito: la via maestra è quella del voto. Un voto che «serve a dare un governo forte al Paese, tanto più importante in una crisi epocale come quella aperta dalla pandemia». In un contesto così difficile, aggiunge Salvini, «per fortuna in Italia ci sono tanti Fedriga che mettono le pezze all’incapacità dell’esecutivo giallorosso». Ma l’apprezzamento, per quel che riguarda il Friuli Venezia Giulia, è anche per Roberto Dipiazza: «Ottimo sindaco, lo appoggeremo».
Segretario, Conte ha deciso di parlare con il capo dello Stato. È una mossa che la convince?
Temo che non avrà nessun effetto positivo. Sarà andato a raccontare la sua intenzione di continuare l’imbarazzante campagna acquisti al Senato per arrivare a costruire una maggioranza che non ha. Anziché pensare a vaccini, scuole e ristori, il premier è impegnato a raccattare i Ciampolillo e i Mastella.
Ci andrà anche lei dal presidente della Repubblica?
Ci vado domani (oggi per chi legge, ndr). Come centrodestra.
Gli ribadirete che l’unica soluzione è quella delle urne?
Andremo a ripetere che, per uscire dalla crisi sanitaria, economica e sociale, una non maggioranza che si fonda su quattro poltronari non è ciò che serve. Non si può certamente continuare così.
Chi considera più responsabile della crisi: Conte o Renzi?
Cinquanta e cinquanta. L’attuale governo, pur di non andare a votare, l’hanno voluto e costruito loro.
Ma è opportuno pensare a elezioni politiche in mezzo al Covid?
Votano in tutta Europa. La prossima settimana in Portogallo, poi a Barcellona e a marzo in Olanda. E non dimentichiamo che a maggio sono fissate le amministrative in 1.500 comuni italiani. Piuttosto che tirare a campare per mesi e mesi, è meglio togliersi il dente e lavorare per cinque anni.
Se si va alle urne, lei sarà il candidato premier del centrodestra?
Sono il responsabile del primo partito del Paese. Siamo stati al governo, penso bene, per un anno. Ma saranno i cittadini a scegliere.
La Lega non è così forte come due anni fa. È davvero convinto della sfida elettorale?
Con tutto quello che ci hanno fatto, attacchi alla Lombardia, indagini su fatti inesistenti, arresti, polemiche, siamo ancora qua, in forma. La sola cosa che mi preoccupa è la situazione drammatica di tante famiglie e imprese, del commercio e dell’artigianato in particolare. Non vorrei ritrovarmi vincente, ma in presenza di un tessuto produttivo azzerato.
Ha sentito Massimiliano Fedriga in queste ore?
Abbiamo parlato di vaccini e di scuola. Da un lato c’è l’improvvisazione del governo che si ritrova con i tagli unilaterali di Pfizer sulle dosi in consegna, dall’altro le aperture forzate e i ricorsi che complicano ulteriormente il quadro. Sono questioni che ovviamente non ci lasciano tranquilli e sulle quali ci confrontiamo quasi tutti i giorni.
Un governo forte farebbe vaccinare prima gli italiani?
Anziché stare al Senato a fare calciomercato, Conte farebbe decisamente meglio ad andare in Europa a chiedere la collaborazione di altri Paesi sul piano vaccinale. La Francia ha per esempio migliaia di dosi inutilizzate in questo momento. Mi aspetterei da un presidente del Consiglio che si occupasse di salute, non di poltrone. Un governo ballerino è l’ultima cosa che ci serve in questo momento.
Il calciomercato al Senato lo ha fatto anche il centrodestra. Era diverso?
Non c’era il coronavirus. E nemmeno, di conseguenza, una crisi economico-sociale senza precedenti. Se già la compravendita dei parlamentari è imbarazzante in tempi di pace, in tempi di guerra non ce lo possiamo permettere. Aggiungo che la Lega e il centrodestra sono sempre andati al governo dopo aver vinto le elezioni, senza giochi di palazzo: il Pd, Renzi e LeU non possono dire lo stesso.
Quanto complicato è in questo momento il rapporto tra lo Stato e le Regioni?
L’hanno voluto complicare. Il governo ha scaricato sui territori la sua incapacità: dalle mascherine agli scuolabus, dal sostegno ai disabili alla cassa integrazione. Tutto quello che non riuscivano a fare, l’hanno dirottato sulle Regioni. Fortuna che ci sono governatori e sindaci, di ogni colore politico, che hanno messe delle pezze. Ma non sono sorpreso. Non da un Pd che è un partito storicamente centralista.
Rifarebbe l’alleanza con i 5 Stelle?
Quando i no grillini sono diventati insopportabili, abbiamo lasciato la poltrona. Ma abbiamo dimostrato che quando hai passione e idee questo Paese lo puoi governare.
Pentito della citazione di Grillo sui senatori a vita che non muoiono mai?
Se ne dovrebbe pentire Grillo.
Che giornata è stata martedì?
Disgustosa. Ho ascoltato interventi che mi hanno fatto vergognare di essere in quel palazzo.
Se si va a votare, si porta Fedriga a Roma?
Sono orgoglioso di averlo messo a disposizione del Fvg. Sta lavorando benissimo e so che gli piacerebbe continuare. L’ultima delle mie volontà è di toglierlo dalla sua terra.
E Dipiazza a Trieste?
Ottimo sindaco.
Ma lo appoggiate?
Assolutamente sì. —
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